Fu una scelta condivisa con i miei, di iscrivermi al Visconti, rinomato liceo classico di Roma, ai confini tra l’alta borghesia e l'Hasta, la victoria di una certa sinistra rivoluzionaria.
All’epoca avevo le tasche così piene di sogni che faticavo a portarmeli dietro.
Mi interessava sapere ma soprattutto mi interessava pensare liberamente.
Avevo già maturavo molti dei valori della mia età adulta. Fregandomene di tutta quella finzione.
Di tutti quei giubbini ancora da riempire.
Di quegli anni conservo la spensieratezza e la follia. L’incoscienza e la grande consapevolezza.
Le battaglie in casa e fuori. Le dediche sul diario. La seconda ora e la sigaretta da Penguin.
Mi porto Renzo il bidello col suo sorriso stampato in faccia. Come alcuni romani che romanisti lo sono per fede. Capitani del buon umore.
E poi gli amici di sempre. Quelli con cui sarai sicura di invecchiare, nonostante tutte le tempeste in mezzo.
Quando arrivarono i diciotto, fu una corsa a vestire i panni dei grandi.
Solo quando lo siamo davvero ci accorgiamo di quanto unico sia stato quel groviglio adolescenziale.
Di come bussava la pancia ai primi amori. E come vibrante sia stato l’impeto delle proprie ragioni, in difesa di alcuni ideali.
Mi capita ancora oggi di prendere appuntamenti alle scalette, in Piazza del Collegio Romano. Quando è aperto il portone butto un occhio dentro e cerco un’altra Mirella a rincorrere i ragazzi.
Certe persone anche se vanno via, restano sempre…
Francesca I. era nella mia classe.
Eravamo così diverse che fu inevitabile l'incontro. Ci trovammo a scambiarci l’una la fetta dell’altra. A prenderci in giro e ad imparare dalle nostre differenze.
Ero troppo giovane alla notizia della sua morte.
Non ero pronta.
Ricordo ancora il nostro ultimo incontro…
Quel pub all’angolo, nel quartiere
San Lorenzo.
Sorpassata la destra, il solito marciapiede.
Tutto è rimasto com’era.
La prossima volta è stata al suo funerale.
Le parole di suo padre squillavano forti sui silenzi della chiesa.
Mi chiedo come avrà colmato quel meno 1.
Se sia possibile ricomporre la paglia come si fa col coccio.
Se il colpo che si sente sia come una freccia che cade di taglio. In punta.
Negli anni ho imparato anch’io a perdere.
Le persone. La fiducia. La ragione.
Ho perso me stessa più di una volta per poi ritrovarmi di nuovo.
Ho fatto della caduta un dono, quando ho potuto.
Farmi domande sul futuro mi lascia nostalgica ma più orientata.
Spesso vedo scorrere sui social le vite dei miei compagni di scuola.
Chissà se anche a loro, qualche volta, capita di voler tornare indietro.
Di cancellare l'ingresso alla maturità, per rimanere in quello spazio sicuro che è stato il liceo.
Avere la sensazione che quel lungo tempo sia passato troppo velocemente. Sentirlo ancora fresco, nella memoria...
Mi chiedo quanto coerenti siano state le strade che ho attraversato. Le scelte volute o subite, in questo eterno intermezzo dell' età adulta.
Se anche solo un pezzettino di quella ragazzina sarebbe fiera di essere com'è ora.
Non ho trovato tutte risposte. Però ho scelto di percorrere la mia strada.
Di cadere, se capiterà.
Di non arrendermi mai.
Di impegnarmi a riempire sempre le mie tasche.
Per continuare ad aprire portoni diversi, senza la fretta dei diciott’anni, ma non prima di aver buttato l’occhio dentro:
a cercare la spensieratezza e la follia
Quell’ incoscienza e quella grande consapevolezza…