Foto: Matchnews

Roma - Spesso, ed il più delle volte a sproposito, si sente parlare di cittadinanza attiva, e magari quando tale pratica si manifesta nella cronaca e sulle strade delle nostre città passa quasi inosservata. Ieri, 20 dicembre 2015, questo non è successo: alcuni cittadini romani hanno riconsegnato all’attivismo la dignità che merita e la cosa sta facendo notizia.

Stiamo per parlare di una storia cominciata 50 anni fa, e precisamente il 16 dicembre 1965, quando l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat firmò il decreto per la tutela integrale dell’Appia Antica, ponendo così le basi per la nascita di un parco archeologico esteso su 18 km, a partire dalla Colonna Traiana e fino ai Castelli Romani, e che trovò implicita conferma in due ordinanze del 1997 (9 marzo e 27 aprile) a firma dell’allora Sindaco Francesco Rutelli che prevedevano la chiusura al traffico della strada durante le domeniche e i festivi, rendendola così, in quei giorni, pedonale (qui la cronaca del 1997).

Certo, alcune delle promesse di allora non sono state mantenute, prima fra tutte l’istituzione dell’Appiabus, la navetta blu che da Circo Massimo avrebbe dovuto traghettare romani e turisti sulla Regina Viarum, ma anche la realizzazione di aree di sosta a tariffa fissa giornaliera (3 mila lire) per le auto private, ma soprattutto, e più di tutto, è stato negato, in modo spudorato in questi ultimi tempi, il controllo del rispetto di tali ordinanze da parte delle autorità competenti, dalla Polizia Municipale quindi, giustificando il tutto con la magica formula dell’assenza di personale. Così, 50 anni dopo il decreto quirinalizio e 18 anni dopo le ordinanze capitoline, un gruppo di cittadini romani, forse gli unici che ancora oggi apprezzano l’eterna bellezza di uno dei più bei musei a cielo aperto del mondo, per alcune ore si sono riappropriati di uno dei tesori dell’Urbe, ricordando a chi stava per sfrecciare sul basolato millenario che dal 1997 non era più consentito, sostituendosi a chi, per potestà ed attribuzioni di funzioni, tali norme è tenuto a far rispettare.

A molti quella di ieri può sembrare un’iniziativa fine a se stessa, ma bastano pochi secondi di riflessione per capire che così non è. Nelle ultime settimane la Capitale sembra vivere i giorni del "gioco della morra motorizzata" con l’istituzione reiterata del traffico a targhe alterne all’interno della fascia verde per via degli alti livelli di inquinamento dell’aria; il Paese tutto ancora arranca sulla via della tanta agognata ripresa e, pur potendo contare sulle bellezze artistiche del passato, continua a non puntare sul turismo, anche di qualità, non considerando il patrimonio archeologico nostrano come bene comune ed inviolabile, oltre che come struttura naturale alla base delle politiche di sviluppo in campo turistico. Solo per fare un esempio: avete presente il complesso neolitico di Stonehenge in Inghilterra? Avete presente cosa significa quel sito, con tutto il suo indotto, per l’economia della Contea del Wiltshire?

Ecco, ora provate ad immaginare cosa potrebbe essere e cosa potrebbe rappresentare Via Appia Antica in termini di economia per la città oltre che in termini di potenza attrattiva culturale per tutto il Paese. Naturalmente quello che succede nella Contea inglese è reso possibile da un impianto normativo a tutela dell’integrità e inviolabilità del sito (si ricordano ancora le polemiche sulla costruzione di tunnel o sull’allargamento di alcune strade che si trovano nelle vicinanze chiusesi con la bocciatura di tali progetti da parte del Ministero dei trasporti, bocciatura motivata non solo dagli alti costi economici, ma presa soprattutto dopo le proteste di diversi studiosi ed enti di ricerca sulla pericolosità di nuove infrastrutture in una zona ad alto interesse archeologico) e rafforzata dalla volontà di far rispettare tali norme, cosa che da noi non succede, anzi per dirla tutta viene negata ‘per carenza di personale’. Eppure per far rispettare un divieto di transito, lo abbiamo visto ieri, e l’azione di Salvaiciclisti-Roma lo ha plasticamente dimostrato, non servono le truppe cammellate, non serve un battaglione di agenti a cavallo: bastano quattro agenti alle due entrate del tratto inibito alle auto e la legalità è rispettata. Ma qui non si vuole porre l’accento sulla versione legalitaria della questione, quanto sul fatto che per alcune ore una porzione della città, un pezzo di storia dell’umanità, è stato sottratto al vandalismo a quattro ruote e restituito ai legittimi proprietari: i cittadini, che ne hanno potuto mirare la sua magnificenza in piena sicurezza.

E cittadini non sono solo quei pazzi scalmanati che, nonostante le invettive dei molti chiusi nelle loro scatolette, hanno reso possibile tutto questo, cittadini sono anche quelle due coppiette inglesi che avvicinatisi per chiedere informazioni su quello che stava succedendo hanno espresso quasi sgomento sul fatto che il divieto non venisse fatto rispettare da chi di dovere, e cittadini sono quelle tre bambine che hanno regolato l’interruzione del traffico con la gioia e lo spirito proprio della loro età. E cittadini (oggi ancora solo per definizione) sono anche coloro i quali hanno protestato, alcuni anche vigorosamente, contro tale iniziativa, e che ancorati a interessi particolari e personali hanno tenuto ostaggio, fino a ieri, la Regina Viarum, ma si spera che diventeranno cittadini a pieno titolo a breve, sicuri che altre iniziative del genere li aiuteranno in questa triste dura e solitaria scalata verso il senso civico ed il rispetto della città passata, presente e futura.