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Dopo la sua morte (19 novembre 2017), il suo nome è tornato sotto i nostri occhi, ma chi era veramente Charles Manson? Cosa lo ha portato a diventare un pluri-omicida e l’icona satanica più famosa di sempre?

Partendo dalla sua infanzia, sappiamo che non fu delle più felici, in quanto vissuta con una famiglia problematica. Charles Manson nasce il 12 novembre 1934, a Cincinnati, da Kathleen Maddox, una ragazza di soli sedici anni, prostituta e alcolista, che si trova a dover gestire un bambino non desiderato; solo dopo svariati tentativi di abbandonare il neonato, su insistenze della famiglia, decide di crescere il piccolo.

La ragazza, dopo aver scontato 5 anni di carcere per rapina a mano armata, prova a sbarazzarsi di lui più volte, cercandogli una famiglia adottiva e chiudendolo in un orfanotrofio, ma Charles decide così di fuggire dall’istituto religioso per ragazzi in difficoltà, in cui era stato mandato, e torna a casa dalla madre, mantenendosi con piccoli furti. La madre riuscirà a liberarsi definitivamente di lui solo quando, a dodici anni, viene arrestato per il furto di una bicicletta. Manson viene poi chiuso in riformatorio, dopo essere stato colto a sodomizzare un ragazzo; numerosi psichiatri lo visitano, affermando che soffrisse della sua condizione di figlio illegittimo e del continuo rifiuto da parte della madre.

Superata l’adolescenza, nel 1954, all’età di vent’anni, viene rilasciato e ottiene gli arresti domiciliari presso gli zii che, durante la prigionia della madre, lo vestivano da donna e trattavano da effeminato. Nello stesso anno, dopo numerosi crimini di poco conto, viene rinchiuso nel penitenziario di McNeil Island, dove alimenta la sua passione per la musica, imparando a suonare la chitarra. Manson trova l’ambiente della prigione accogliente, tanto che chiede di poter rimanere lì, anche quando nel 1967 viene rilasciato.

Nel 1967, il mondo che Manson ritrova non è più lo stesso rispetto a quello del lontano ‘54, numerosi sono gli avvenimenti a cui non ha assistito a causa del suo isolamento, dall’assassinio di John F. Kennedy all’approvazione della legge sui diritti civili. Trasferitosi a S. Francisco, in poco tempo Manson viene assorbito dalla cultura degli ultimi anni ’60, infatti, una volta uscito, decide di divenire un musicista hippy, forte del riscontro positivo che questo movimento aveva a quei tempi e mettendo a frutto le capacità musicali acquisite in carcere; dichiarerà in seguito di essere un fan dei Beatles, ma come vedremo, non erano i Beatles musicisti che lo interessavano, ma piuttosto i Beatles celebrità, i quattro ragazzi “più famosi di Gesù Cristo”, tanto che la sua continua ossessione per la celebrità e il suo disperato tentativo di diventare musicista,  saranno gli elementi fondanti di sanguinosi progetti. Manson completamente trasportato dalle nuove filosofie antiborghesi, giusto in tempo per la Summer of Love, diventa il punto di riferimento di una pseudo comunità hippy, battezzata come Family da lui stesso. L'uomo riesce a raccogliere un cospicuo numero di adepti, circa cinquanta persone: molti di loro sono ragazzi con una vita dura alle spalle,  con problemi familiari e spesso di disadattamento sociale. Manson viene considerato da questi un leader religioso, oltre che morale: affermava infatti di essere la reincarnazione di Gesù Cristo e di Satana insieme. Oltre che per la connotazione religiosa, il suo gruppo si differenzia dalle comuni hippy per il palese e dichiarato disprezzo che nutre nei confronti dei neri, (Manson profetizzava infatti che ci sarebbe stata una guerra civile interrazziale tra bianchi e neri). Tra una rapina e l'altra, i membri della setta suonano la chitarra, praticano sesso di gruppo e fanno uso di stupefacenti, in particolare hashish e LSD. Le loro attività criminali con il tempo non si limitano ai furti, ma si estendono agli omicidi, fino ad arrivare al fatidico 9 agosto 1969: la strage di Cielo Drive.

Manson pianifica e realizza un'intrusione a Cielo Drive, un ricco quartiere di Los Angeles, con l'obiettivo di penetrare nella villa al momento abitata dal regista Roman Polański (Rosemary’s baby, Perfavore non mordermi sul collo) e Sharon Tate, attrice e moglie del regista, incinta di otto mesi, e quella sera frequentata anche da alcuni loro amici. La villa era di proprietà di Terry Melcher, figlio di Doris Day, nonché artista e produttore musicale, che aveva espresso inizialmente interesse nei riguardi di alcune canzoni composte da Manson, ma che successivamente si era rifiutato di scritturarlo come musicista per la Columbia Productions; la villa diventa dunque per Manson il simbolo di tutti coloro che l'avevano rifiutato, l’emblema della sua mancata celebrità. La notte degli omicidi, Polanski non è presente: si trova infatti a Londra per motivi di lavoro. Manson è nel ranch dove risiede l'organizzazione, lascia compiere la carneficina a quattro dei suoi adepti, rimanendo solo la mente ideatrice di quel piano omicida. Quella notte né Sharon Tate né nessuno dei presenti nella villa sopravvive. Alle vittime sono inferte numerose coltellate, e con il sangue di queste vengono lasciate due scritte: Piggies, sulla porta dell’ingresso, parola usata per designare in tono dispregiativo un poliziotto (ma anche titolo di una canzone dei Beatles), e Helter Skelter, sullo specchio del bagno, ennesimo titolo di una canzone dei Beatles, in cui Manson  credeva di aver individuato  una sorta di messaggio profetico a lui indirizzato, che gli ordinava di diffondere il caos. I massacri della Family non finiscono qui,  il giorno seguente vengono uccisi l'imprenditore Leno LaBianca e sua moglie Rosemary; i due vengono colpiti da più di quaranta colpi alla testa con una forchetta; su una parete interna della casa viene scritto Death to Pigs (Morte ai maiali) con il sangue delle vittime, e sul frigorifero in cucina vengono tracciate le parole Healter Skelter, con una svista ortografica inconscia, invece di Helter Skelter. Dopo alcuni mesi, solo quando alcuni complici decidono di parlare, Manson viene arrestato e condannato all’ergastolo, in quanto mandante degli omicidi Tate-LaBianca.

Non  conosciamo con esattezza i moventi che spinsero la banda di Manson a uccidere. Alcuni specialisti avanzano l'ipotesi che Manson fosse, appunto, ossessionato dalla fama: non essendo riuscito a diventare una rockstar, come aveva sempre sognato, avrebbe scelto l'alternativa più facile, dei folli omicidi che attirassero l'attenzione dell'opinione pubblica e che l’ aiutassero a raggiungere la fama attraverso una via alternativa; purtroppo non possiamo negare che sia riuscito nel suo intento, anche grazie ad un forte interesse dei media che gli permisero di far parlare di sé, documentando nel dettaglio i suoi numerosi gesti sensazionalistici e assecondando inconsciamente  il  suo perverso piano. L’immagine macabra e maledetta di Manson ha avuto anche una grande influenza su numerosi musicisti: Beach Boys, Sonic Youth, Ozzy Osbourne, Marylin Manson, Kasabian, Slipknot, e tantissimi altri. Un’altra ipotesi è che Manson, essendo vissuto nella povertà, odiasse le persone ricche e famose e per questo covasse desideri di vendetta; si ritiene che con la scritta Death to Pigs, volesse dimostrare la propria acredine nei confronti di tutti coloro che appartenevano all'establishment. Sicuramente Manson è stato il prodotto delirante e malato della nuova cultura degli anni ’60, che andava sempre di più ad assecondare l’adorazione smodata delle nuove celebrità, e della quale lui stesso voleva godere.