Scritto da Bruno Bertucci

Carlo Ancelotti è riuscito a portare a casa un altro riconoscimento personale - il ventiquattresimo di una carriera a dir poco stellare.

Nella scorsa stagione con il Real Madrid è riuscito a portare a casa ben 3 trofei: Liga, Supercoppa di spagna e Champions League. Quando si allenano i Galacticos si parte sempre - o quasi - da favoriti ma l'anno venturo non è partito con i favori della cronaca. A coronamento del sogno, il centravanti dei blancos ha conquistato il Pallone d'oro interrompendo l'egemonia targata Messi e Ronaldo; Karim Benzema è stato un fedelissimo di Carletto e del suo modus operandi. Mai una polemica, sempre pacato con un pensiero completamente diverso rispetto al calcio moderno.

Il classe 1959 è riuscito a imprimere i suoi diktat ad una banda di ragazzi giovani e ambiziosi senza - tuttavia - giocare a fare il tiranno o annunciare proclama ogni qualsivoglia evento avverso gli si piazzava di fronte. A Dubai, Ancelotti ha conquistato il Best Coach of The Year 2022 superando Pep Guardiola (allenatore del Manchester City) e Josè Mourinho (alla guida della Roma con cui ha vinto la Conference League). Vincere questo premio significa che la rivoluzione calcistica può avvenire prendendo in esame i dettami tattici - e non solo - tradizionali; la sua calma e tranquillità sono stati nefasti in passato ma al contempo punti di forza di una banalissima analisi S.W.O.T. del tecnico.

Una sfida a tre che ha visto trionfare una persona completamente diversa rispetto agli altri due rivali: un giochista ed un risultatista; l'allenatore dei citizens ha scritto e riletto il gioco del futebal diverse volte portando il pensiero catalano in giro per il mondo mentre il Mago di Setubal pone come unicum la vittoria. L'ex allenatore del Milan, invece, non ha bandiera unendo le due linee politico-calcistiche.

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