Scritto da Bruno Bertucci

Pacos de Brandao-Roma è una tratta immaginaria con scalo a Porto e con diverse fermate nel fra mezzo tra cui la Francia e la Grecia.

Arrivati dalla Republica Portuguesa, con il placet del presidente Rebelo de Sousa, al Bel Paese in trepida attesa per l'elezione presidenziale il passo è breve. Il tempo di passare per la sua nuova casa, Trigoria, tanto basta per indossare la camiseta numero 27 (lo stesso dell'anno della fondazione del club ma anche di un certo Javier Pastore) e presentarsi al grande pubblico. Maglia della Roma ed inno appena intonato, il contenuto è quello che conta.

Il tempo di un caffè, un istante per entrare in area e conquistarsi il rigore un secondo quello per trasformarlo in gol. Sostanza e carattere, quello che Mourinho cerca da Luglio e tutto ciò che i tifosi si auspicano per il futuro. Rete gonfia e sorriso sulle labbra: Sergio Oliveira è partito benissimo all'ombra del Colosseo. Con i piedi ci siamo, con il fisico anche ed è qui che chi tifa la Roma ha il timore di regalare fiducia anche all'iberico. Tutto passa, tutto passo dopo passo per arrivare a conquistare quegli obiettivi prefissati e spesso non confermati sul campo. Chapeau a chi all'esordio ha avuto la forza di caricarsi la squadra sulle spalle, a chi non ha paura di tirare un penalty a chi ha portato i primi 3 punti a casa. Ora serve la continuità e la voglia di crescere insieme, perché l'unica critica da muovere è forse un look troppo ricercato per chi gioca come un combattente. Per parlare di legislazione Oliveira è troppo presto ma chi ben comincia... 

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