Scritto da Antonio Bartalotta

Dopo Diego Armando Maradona, se ne va un altro Campione, un Campione del Mondo, un Campione italiano, l’orgoglio di una generazione che ha vissuto il più bel ricordo del calcio nazionale.

Un mondiale incredibile quello dell’82, un mondiale vinto grazie ai sei goal fantastici proprio di Paolo Rossi. Il calcio italiano era reduce dalla bufera del “calcio scommesse” e Paolo Rossi, ingiustamente coinvolto, era stato appena riabilitato a giocare partite ufficiali. Quel campionato del mondo partì sicuramente male per l’Italia.

Proprio Rossi sembrava dimesso e fuori forma nelle prime uscite nel girone preliminare a Vigo. Molto sofferta la qualificazione alla fase successiva con tre pareggi risicati contro Polonia, Perù e Camerun, la più insidiosa quella contro il Perù pareggiata per il rotto della cuffia con un goal di Bruno Conti e grandi parate di Zoff. Poi, la magia del calcio fece il suo corso. Di fila gli azzurri si sbarazzarono di avversari di una levatura altissima sia tecnica che di tradizione calcistica. Prima l’Argentina di Maradona, poi il Brasile di Zico e Falcao, poi la Polonia di Boniek e, in finale, la Germania di Rumenigge.

Nelle ultime tre partite i sei goal di Pablito, così venne nominato Paolo Rossi dopo quel mondiale indimenticabile. Il calcio italiano con lui perde tanto, ma è tutto il calcio mondiale che lo piange. Un Campione umile, da prendere come esempio per le future generazioni in campo e fuori dal campo. Un ragazzo modesto, ma dotato di grandi capacità tecniche di cui non ne ha mai fatto un vanto. Colpiva il suo fiuto del goal. Se c’era una mischia in area sicuramente era lui a finalizzare. Tutto il Brasile lo ha odiato dopo quella partita maledetta per i tifosi verdeoro. Nessuno avrebbe mai immaginato che quell’Italia potesse estromettere dal mondiale il Brasile di Zico, Falcao e Socrates, invece, il ragazzino con il numero 20 (ironia della sorte anche l’anno della sua morte), quasi da solo distrusse quella squadra definita fino a quel momento imbattibile.

Quei suoi tre goal sono ancora nella memoria di tutti! Tutti i media sportivi lo hanno onorato, dall’Europa all’America latina, dall’Asia all’Oceania, Africa e Stati Uniti. Gli appartenenti più illustri al mondo del calcio, si sono espressi dedicando parole di apprezzamento per la sua carriera calcistica e di affetto per l’uomo gentile che era. Ma la dichiarazione che ha colpito gli sportivi, soprattutto italiani, è stata quella di mister Trapattoni che attraverso un tweet si è espresso così: “Ciao Paolo...i giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori” ed ha ragione, troppo giovane per morire, ma le leggende, si sa, non muoiono mai! Ciao Paolo!

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