Scritto da Bruno Bertucci

Fa strano come parte di un romanismo malsano tenda a virare la propria passione verso un giocatore che, seppure simbolo (?) della propria compagine, ha cambiato "camiceta" non dando il giusto peso alle parole spese in questi anni.

Il rosso pompeiano ed il giallo ocra viene accostato ai colori degli Xenezeis dopo il trasferimento del fu Capitan Futuro alla corte del popolo argentino. A ruba le magliette de Boca Juniors con inciso il numero sedici nella Capitale del pueblo del "D10S" ma ciò che dovrebbe far riflettere è l'assoluto interesse di alcuni tifosi romanisti su tutto ciò. Come disse Dino Viola diverse lune fa l'elemento fondamentale è l'emblema per cui si gioca e non l'atleta in sé.

Come è possibile tifare ed amare un atleta più della squadra stessa? Questo avviene quando il tifo diventa ossessione e la passione si trasforma in smania di impersonificazione dei sentimenti. Ahimè, stiamo perdendo i vecchi valori dello sport più popolare che ci sia e non ci si rende conto che il motore pulsante di tutto quanto è il tifo, quello vero, quello che spiega le bandiere per i propri colori e non per chi calcia temporaneamente la palla in rete. Onore alla carriera di De Rossi, dunque, ma che ci si ricordi che non l'ha dedicata interamente alla Roma pur avendo avuto la possibilità di farlo. Non era tempo per lui di smettere e non era tempo per la Roma di continuare questo matrimonio a determinate condizioni. Nessun dito puntato contro ma, come ovvio che sia, ha ugualmente pensato prima al suo lavoro e dopo ai sentimenti. Buena suerte Daniele.

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