Scritto da Alessandro Maria Savoia

Campionati chiusi in Francia e Spagna dove Psg e Barcellona hanno cannibalizzato la competizione. Il City con due vittorie si confermerebbe campione d’Inghilterra. Il Bayern Monaco invece tiene in vita il Dortmund.

CITY: DUE PARTITE PER IL TITOLO – Campionato che si conferma il più entusiasmante d’Europa quello inglese. Della serie: “la Premier League è certezza di spettacolo”. City e Liverpool si sono staccate dal gruppo delle “normali” qualche mese fa inanellando una serie di vittorie impressionante: 30 su 36 partite giocate per Guardiola&co.

La volata finale (che comprende le prossime due gare) si preannuncia tutt’altro che scontata anche se, a dire il vero, i Citizens, avanti di un solo punto, hanno superato gli scogli più ostici. Come ad esempio il recente derby di Manchester, contro uno United in forte calo dopo gli effetti positivi della cura Solskjaer. All’Old Trafford Aguero e compagni hanno strappato un secco 2-0 lasciando nello sconforto i tifosi del Liverpool. La squadra di Klopp dal canto suo ha ancora aperto il fronte Champions League, nonostante la finale appaia come un miraggio dopo la sonora sconfitta a Barcellona. La prossima sfida col Leicester (per il City) e a Newcastle (per i Reds) potrebbe già concederci un epilogo. Amaro, molto probabilmente, per i sostenitori del Liverpool che dovranno continuare ad attendere un titolo che manca dal 1990.

DORTMUND, QUANTI RIMPIANTI – Due mesi fa sarebbe stato difficile pronosticare l’attuale situazione della Bundesliga: Bayern Monaco avanti con 71 punti e il Dortmund ad inseguire con 69. I gialloneri, ai punti, meriterebbero di gran lunga la competizione: sono stati quasi sempre avanti, arrivando ad addirittura racimolare un rassicurante +9 dagli inseguitori. Dopo un paio di stagioni da un risicato 6 in pagella Favre aveva riacceso l’animo caldissimo dei tifosi della Ruhr con un gioco divertente, tanti giovani (linea comune di tutte le stagioni giallonere) e una classifica che strizzava fortemente l’occhiolino al Dortmund. Eppure, complice un cammino europeo da bocciatura totale, il vantaggio si è dissolto con l’arrivo di una primavera maledetta. Sparito il bel gioco, ma soprattutto i risultati, il colosso di Monaco, ferito ma vivissimo, è ritornato in alto con la forza che lo contraddistingue. Kovac, dato per esonerato da mesi, ora gode di una rinnovata fiducia grazie anche alla finale di Coppa di Germania da giovare contro il Lipsia. Favre invece vede scricchiolare il rapporto con tifosi e giocatori. Ma la matematica è colei che decide ogni cosa e per il momento dice che nulla è ancora scritto. Al Dortmund serve un miracolo, al Bayern serve solo fare il Bayern.

PSG IN VACANZA, IL BARCA UN ALTRO LIVELLO – Potremmo facilmente calcolare i soldi spesi da Al-Khelaifi per gestione e acquisti del Psg dal giorno del suo insediamento ad oggi: una cifra spropositata, ve lo assicuro. Eppure in otto anni pare che il livello della squadra transalpina non si sia mosso più di tanto, soprattutto a livello internazionale. Chiaramente, facendo un paragone con la storia del Paris pre-qatariota, le differenze si notano eccome: ma se si cercasse una crescita, in questi otto anni, sinceramente si avrebbe poco successo. Il Psg, qualsiasi allenatore si sia seduto in panchina, da l’idea del bulletto di quartiere che in Francia stravince e appena esce dai propri confini diventa tremendamente fragile. Anche quest’anno è arrivata l’ennesima eliminazione dalla Champions League, ad opera del Manchester United, e la stagione del Paris ha perso ogni senso. Si spiegano così le 4 sconfitte che ne sono seguite, compresa l’inspiegabile finale di Coppa di Francia contro il Rennes. Ben diversa invece la situazione a Barcellona: ad accomunare le due squadre solo il titolo già messo in bacheca. I Blaugrana infatti, oltre ad aver conquistato il campionato con tre gare di anticipo, è pienamente in corsa in Champions League. Il 3-0 rifilato al Liverpool lancia Messi e compagni verso la finale che potrebbe sugellare una stagione incredibile: da giocare c’è anche la Finale di Coppa del Re contro il Valencia a fine maggio. Insomma, un potenziale triplete che dimostra la grandezza della compagine catalana, capace di tenere altissimi i livelli in ogni competizione concedendo agli avversari pochissime sbavature. E buona parte del merito, va detto, se lo prende come al solito Lionel Messi: 48 i gol stagionali che gli permettono di arrivare all’iperbolica cifra di 600 in carriera. Chapeau.

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