Scritto da Bruno Bertucci
Foto: web

Pragmatismo, dedizione e signorilità che mixata al suo savoir faire inglese e la sua anima testaccina descrive l’identikit perfetto dell’allenatore romano.

Animo arcigno e cuore gentile hanno sempre caratterizzato la carriera di Claudio Ranieri, osannato dall’isola britannica dopo il campionato vinto con il Leicester e rispedito al mittente per la deludente parentesi londinese, sponda Fulham. Adesso, però, è tornato tra le mura amiche per dare un po’ di romanità in più ad una squadra che sembra aver perso la quadratura del cerchio. L’esonero di Di Francesco e la rescissione consensuale di Monchi fanno solo intuire lo stato di confusione della squadra giallorossa. E se il vero problema fosse proprio la romanità?

L’unico allenatore in grado di durare più di un anno e mezzo fu Fabio Capello, che ha infatti regalato il tanto agognato scudetto ad una delle piazze più calde d’Italia e quella Roma di romano aveva ben poco. Bisogna che la società prenda una decisione forte e chiara, continuare sulla falsa riga degli anni precedenti, formando una squadra stile “Atletico Bilbao” od avviare un vero progetto vincente abbattendo i muri della tradizione e lasciando queste faccende ai tifosi? Per il momento qualsiasi disquisizione sarebbe superflua, mancano 12 partite ed il futuro si inizia a scrivere dal campo… come è sempre stato o, meglio, come dovrebbe essere!

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