Se lo stretto legame tra musica e cinema è ben noto a tutti, un altro vincolo indissolubile è quello che lega musica ed arti visive.

Questo fenomeno ha sicuramente le sue radici negli anni ’60, quando esplode la cultura pop e si esplora la commistione tra musica ed arte, con happening, installazioni e sperimentazioni di ogni genere. Una banana da sbucciare sulla copertina di un vinile dei Velvet Underground e un mondo che cambia radicalmente stile. Capelli lunghi e colori fluorescenti, sonorità nuove per un’estetica ricercata e un modo di comunicare più libero, provocante, straordinario.

Energia e ribellione, fantasia e ironia. Gli anni  Sessanta sono un periodo di svolta radicale nel rapporto tra le arti visive e la musica, soprattutto quando la musica si afferma come mezzo privilegiato di espressione di una fascia della società che proprio in quel momento si impone:  i giovani. Sono gli anni della pop art, del movimento Fluxus, della psichedelia, della body art, delle immagini riprodotte in serie di Andy Warhol e dell’arte concettuale di Yoko Ono. Proprio questo nuovo modi di fare arte e musica, si incontrano in un particolare luogo: le copertine dei vinili. 

Una delle copertine più rappresentative della cultura di quegli anni è quella di Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967), dei Beatles.  Da un’idea di Paul McCartney, la realizzazione della copertina venne affidata a Peter Blake, uno degli artisti pop inglesi più noti nell’estate del 1967, che nel 1968 sarebbe risultato il vincitore del premio Grammy per la miglior copertina per album. L’idea era quella di una copertina corale,  una galleria di volti celebri che ruotano  attorno ai Beatles: tutti gli idoli della band, che diventano il pubblico di fronte al quale il gruppo avrebbe voluto suonare.

Albert Einstein, Marlon Brando, Karl Marx, Edgar Allan Poe, Sonny Liston, Lenny Bruce, Paramahansa Yogananda, Aleister Crowley, Stanlio e Ollio, Lewis Carroll e molti altri, sono i volti che, come in un collage, popolano l’affollata copertina di Sgt Pepper. Le preferenze di George Harrison si indirizzarono esclusivamente verso guru e divinità indiane, mentre John Lennon non mancò di lasciar affiorare la vena sarcastica del suo carattere, pretendendo che venissero inseriti anche i volti di Gesù Cristo, Adolf Hitler e Gandhi. A completamento del collage, probabilmente per rafforzare il concept del disco, Blake inserì alcune piante di peperoncino intorno al tamburo.

Nel clima culturale dell’epoca, le erbacce alla base del tamburo furono “identificate” dai fan come piantine di marijuana. Arricchita da una lussureggiante composizione floreale, riportante il nome del gruppo, la copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band costituisce uno dei prodotti più popolari mai creati dalla Pop Art. Apparve nei negozi il primo giugno 1967, quando i Beatles irradiarono il mondo con la loro nuova musica, che avrebbe dato il La alla Summer of Love del 1967.