Abbiamo avuto il piacere di avere ospite nella nostra redazione Omar Locatelli, allenatore di calcio molto noto sul territorio Lombardo e non solo.

La persona prima del tecnico è ciò che conta e dalla chiacchierata con lui è trasparsa la voglia di ricominciare a scrivere pagine importanti del gioco del calcio. Purtroppo la pandemia ha tirato il freno a mano in questo settore ma la professionalità e la passione vengono sempre premiate; la voglia di ricominciare a mille sopra ogni cosa.

Buonasera Mister Locatelli, quali sono stati i momenti più importanti della sua carriera?

In 26 anni di momenti interessanti nella mia carriera ce ne sono stati tanti. Per quanto riguarda i campionati vinti delle prime squadre ricordo quello con l’imbattibilità, andando a vincere per lo scontro diretto. Ce ne sono stati anche altri campionati importanti vinti con le prime squadre. Ogni volta che raggiunto l’obiettivo richiesto dalla società è stato sempre un momento importante della mia carriera. Da giovincello di 19 anni - che ha cominciato come portiere - prendendo l’impegno tanti anni fa ha fatto sì che dovessi abbandonare quel ruolo e andassi avanti a fare l’allenatore. Riuscire ad arrivare ad ottenere i vari titoli in questi anni, oltre vari attestati come il patentino UEFA B, è stato fantastico. Possiamo dire che mi sono fatto da solo. Altri momenti ci sono stati come alcune squadre messe un po’ male con le quali abbiamo quasi ottenuto la possibilità dei play off, tutti questi momenti sono stati emozionanti perchè quando parti con delle aspettative e le raggiungi sono molto importanti per un allenatore. I vari passaggi nei centri di formazioni Inter e Atalanta rimangono impressi nella mente e nel cuore. Una delle soddisfazioni più grandi è vedere alcuni miei giocatori che varcano la soglia del professionismo, le varie primavere e la serie D ma soprattutto per aver dato un ruolo più idoneo da cui è nata la fortuna sportiva.

Quali problematiche ha causato la pandemia COVID nel suo settore?

Il Covid ha creato molti problemi, ha fermato e cambiato il sistema. Alcuni allenatori si sono persi di vista per la pandemia e questo meccanismo ha bisogno di ripartire. Dal mio punto di vista mi serve un campionato continuativo, questa possiamo dire che è la prima stagione vera dopo il covid.

Quanto sono importanti per gli allenatori l’aggiornamento e la formazione?

L’aggiornamento e la formazione sono importanti ma un allenatore non nasce in 6 settimane di corso della federazione. Si comincia ad essere un allenatore dopo 10 anni di attività. Mi viene da ridere pensare che ho fatto quasi 3 volte 10 anni, un pochino di formazione possiamo dire che l’abbia fatta. Bisogna, però, stare al passo coi tempi per diventare un allenatore. Si possono prendere degli spunti sulle metodologie dei colleghi ma farle proprie e non con un copia e incolla, bisogna essere sempre molto aggiornati, non cercare la complicazione ma riuscire a fare un riassunto e portare in campo delle cose molto semplici visto che il gioco è molto semplice.

La credibilità dell’allenatore deve essere totale nei confronti dei giocatori. Lei è molto attento all’innovazione, può raccontarci della Sirio Board?

La Sirio Board è una lavagna particolare perchè è nata da questi 26 anni di carriera. I nastri su pareti sono utili per affrontare alcune difficoltà come dettare dei concetti e da questo nasce Sirio Board. Possiamo confermare che è riuscita a colmare tutte le problematiche che un allenatore può trovare nelle varie situazioni. Bisogna stare al passo con l’innovazione, se esistono dei miglioramenti perchè non utilizzarli?

Un suo sogno nel cassetto?

Un sogno nel cassetto è sempre lo stesso, sono partito con l’idea di voler fare l’allenatore quando ero giovanissimo e mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Sono partito con un sogno semplice che era quello di riuscire ad arrivare ad allenare categorie alte di prime squadre.

Questo campionato è un po’ particolare, come si affrontano due soste lunghe a causa del mondiale? Cambia qualcosa in fase di preparazione?

Il campionato è particolare perchè sono due campionati in uno con una bella pausa in cui le squadre possono risolvere qualche malanno fisico dei calciatori. Di preparazioni ce ne sono due generali non solo fisiche, in cui aumentare ma non tantissimo i volumi. L’unica cosa che mi viene da dire è che sotto il profilo psicologico un calciatore non pensa solo l’ultimo mese al mondiale ma inconsciamente rimane nella testa per diverso tempo, vediamo perchè ci sono parecchie incognite e ci sarà anche la possibilità di non avere diversi infortuni perchè una parte dell’inverno non ci sono state partite e il fisico ne giova.