Continuano le intervista targate Matchnews e questa volta abbiamo avuto l'onore, oltre che il piacere, di approfondire tematiche interessantissime con il dottor Gianclaudio Romeo.

Nato a Castellamare di Stabia ma romano di adozione, il classe 84 è riuscito a mixare passione e lavoro fin da subito. La sua carriera inizia nel 2008, dove è impegnato nell'area della comunicazione per i XIV Giochi del Mediterraneo di Pescara. Passa un anno e, dopo varie esperienze, diventa Addetto Stampa del Comitato Regionale Campano della F.I.R. Il settore calcistico non rimane indifferente alle sue capacità ed è per questo che nel 2011 viene nominato responsabile marketing della Juve Stabia. Attualmente è il responsabile delle attività sportive, nonché coordinatore delle sezioni sportive del CUS di Tor Vergata.

MN: Lei è stato responsabile del progetto “Dalla scuola allo stadio con la Juve Stabia”, quali benefici ha portato alla compagine campana?

GR: “Alla Juve Stabia ero direttore marketing. Il progetto è nato per coinvolgere il territorio ed i giovani del circondario, non solo con le scuole di Castellammare ma di tutto l'hinterland (che conta circa 150mila persone). In 3 anni abbiamo coinvolto 30/40 scuole, portando migliaia di bambini allo stadio. C'è stato un faticoso lavoro di preparazione del progetto ed è nato insieme all'ufficio al mio primo anno. Si è sviluppato facendo collaborare le scuole di primo grado e di secondo grado, per poi essere allargato a tutti. All'inizio è mancato il discorso universitario, introdotto, solamente, al terzo anno. I benefici alla società sono stati enormi: i bambini, infatti, hanno coinvolto i genitori, i fratelli ed i docenti. Tra loro era presente una “massa critica” di tifosi della Juve Stabia che sono stati ospitati nella tribuna coperta facendo pagare un prezzo simbolico. Un altro beneficio è stata la crescita del bacino d'utenza. Quest'ultimo era proprio un obiettivo del progetto, che ha anche aumentato gli introiti equiparabili ad uno sponsor di media/piccola grandezza. Tutto ciò è traslabile in tutti gli sport ed in tutte le categorie ma il calcio e la Serie B ci hanno aiutato molto.”

MN: Quanto conta il marketing in una squadra di calcio? Questa scienza può portare un vantaggio competitivo, anche, sul terreno di gioco?

GR: “Da operatore del settore dico che il marketing è fondamentale per una squadra di calcio. Una stagione senza pianificazione di marketing sarebbe da “suicidio” ed andando a braccio, soprattutto nella collaborazione con i partner, sarebbe un autogol. Il marketing è una scienza trasversale perchè si occupa di: stakeholder, di sponsor, del coinvolgimento del territorio, di progettualità mirata, di hospitality e del ticketing. Tutto questo giova all'organizzazione. Ovviamente, porta un vantaggio competitivo sia fuori dal campo che sul terreno di gioco. Per quanto riguarda il lato agonistico bisognerebbe fare una distinzione tra società professionistiche di basso/medio livello (come la Lega Pro) e di alto livello. Per le prime il marketing giova fino ad un certo punto, mentre per squadra con brand importanti (come Juventus, Real Madrid e Manchester United) giova molto: la gestione del marchio internazionale porta molti introiti che potrebbero essere utilizzati per migliorare la rosa”

MN: Lei è stato, inoltre, responsabile della comunicazione del Comitato Regionale Campano F.I.R., cosa prenderebbe dal rugby per migliorare il settore calcistico?

GR: “Sono ancora responsabile della comunicazione del Comitato Regionale Campano F.I.R., lo faccio da 12 anni e ci tengo particolarmente a questa mansione. Non si possono fare paragoni tra il rugby ed il calcio, anche ad alti livelli. Quello che si può portare è lo spirito di base degli amatori: aggregazione e divertimento potrebbero funzionare anche nel calcio amatoriale e di provincia. Un altro fattore da poter traslare è il “terzo tempo”, che non è il saluto a centrocampo delle squadre ma è un momento reale di condivisione tra tifosi e giocatori. Dopo la gara si partecipa ad un cerimoniale, formale od informale a seconda se si tratti di professionismo o meno. Nel rugby è una prassi obbligatoria.”

MN: Vista la Sua esperienza, quali skills porterà all'interno del CUS e cosa il CUS può darLe in più?

GR: “Da quest'estate sono stato incaricato dal presidente del CUS Tor Vergata, Manuel Onorati (31 anni) e dal Segretario Generale, Filippo Corti (32 anni) di seguire tutte le sezioni sportive degli sport di squadra (calcio a 11, a 8 e 5; pallacanestro, pallavolo, rugby a 7 e touch rugby) e di collaborare per alcuni progetti come quello per la pallanuoto. Questo è un incarico nuovo sia per me che per il CUS Tor Vergata (il cosiddetto DS, termine non amato da questa organizzazione) e mi porta a coordinare 14 persone tra tecnici e dirigenti. Le skills comunicative, di marketing e manageriali sono le caratteristiche di un professionista ideale per questo ruolo. Il CUS esiste da soli 4 anni ed è un ambiente esplosivo, giovanile e con un vortice di idee culturali, sportive e formative. L'obiettivo è quello di fare sport con e per i ragazzi, oltre alla promozione del territorio. Mi da tanto sul piano umano e culturale, sia per ciò che concerne il mondo organizzativo interno che per il rapporto che si instaura con atleti, dirigenti e tecnici. Sono il collante di tutte le esigenze e cerco di mettere nelle migliori condizioni possibili tutti quanti. Le priorità per gli studenti devono essere: divertimento, aggregazione e risultati (messi appositamente in coda a quest'elenco). Il CUS Tor Vergata si occupa di far crescere, dal punto di vista professionale, anche tecnici e dirigenti: una crescita a 360°”.

Ringraziamo il dottor Gianclaudio Romeo che con professionalità è stato in grado di pulirci gli occhiali dall'opacità per far vedere il lavoro che c'è dietro una società sportiva o una federazione. Passione, lavoro, motivazione e competenza lo contraddistinguono e persone così non possono che fare bene al settore sportivo.