La piccola realtà di un paesino sulle Dolomiti lucane e i suoi abitanti, guidati da un obiettivo comune, raccontata in chiave comica.

Un paese quasi perfetto è scritto e diretto da Massimo Gaudioso, (Gomorra, 2008, Il racconto dei racconti, 2015, L’abbiamo fatta grossa, 2016) è ambientato a  Pietramezzana, dove gli abitanti cercano di restituire valore alla miniera, che un tempo gli dava lavoro. Ma per farlo, avranno bisogno di un medico disposto a trasferirsi lì a tempo indeterminato.

 

Anche stavolta, così come per Benvenuti al sud, il soggetto non è originale, ma è tratto dal film francocanadese La grande seduzione, del 2003. Domenico Buonocore (Silvio Orlando), sindaco del paese, escogita un piano per far restare il medico Gianluca Terragni (Fabio Volo) a Pietramezzana, coinvolgendo tutti gli abitanti del paese. Ad aiutarlo Nicola (Carlo Buccirosso) responsabile della Banca, soprannominato Bancomat. Ad incentivarlo in modo indiretto, ci sarà invece Anna (Miriam Leone) attratta da lui, ma inizialmente restìa a cedere alle sue avances, poiché a conoscenza della sua relazione a distanza. La storia non dispiace, è piena di situazioni divertenti che scaturiscono dall’obiettivo di far sentire Terragni a proprio agio. Si ride in più occasioni, come ad esempio quando le donne ascoltano le telefonate del medico, o quando Domenico fa spostare tutti in massa dal bar alla Chiesa per dare l’impressione che la popolazione sia il doppio. A parte qualche colpo di scena un po’ scontato, i dialoghi sono serrati e nel complesso hanno una loro coerenza. La regia è dinamica ed esalta le bellezze del luogo, in particolare il paesaggio dalla funivia e la miniera.

Fabio Volo è a suo agio nel ruolo, ma in fondo, interpreta un po’ se stesso. Il personaggio non ha una particolare crescita narrativa, anzi mostra un’improvvisa sensibilità che inizialmente non sembrava avere. Buccirosso è il migliore, spicca tra tutti, mostrando il personaggio nella sua totalità. Soprattutto grazie alla sua bravura e il physique du rôle che lo contraddistingue, adatto alla situazione. Rimane un po’ acerba la Leone, forse perché il suo personaggio non è ben sviluppato, o forse perché il ruolo da donna troppo misteriosa, sempre imbronciata e di poche parole, la fa diventare quasi marginale e poco funzionale alla storia.

Il paragone con Benvenuti al sud è inevitabile, i due prodotti sono molto simili, hanno quasi la stessa struttura, anche se una differenza sostanziale c’è, infatti il primo ha una morale, mentre nel secondo si deve ricavare con difficoltà. Sicuramente un buon prodotto italiano, ma ancora una volta ispirato a qualcos’altro. Visione consigliata, ma senza troppe pretese.