Scritto da Zuleca Rienti

Un film che è proprio “una scommessa” per l’argomento trattato: incespica tra finanza e mercato immobiliare, con un cast stellare, ma troppo pretenzioso e pieno di tecnicismi che la maggior parte del pubblico non si sforzerà di capire.

La grande scommessa è tratto dal libro di Michael Lewis “The Big Short - Il grande scoperto” e racconta il crollo del mercato globale che si verificò tra il 2007 e il 2008. Scritto e diretto da Adam Mc Kay (Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy, 2004, Anchorman 2 - Fotti la notizia, 2013) che dalla leggerezza della commedia, decide di passare a qualcosa di più impegnato.

Tutto inizia con una premessa che racchiude l’idea e lo sviluppo dell’intero film. E già questo risulta controproducente, perché l’effetto sorpresa sarebbe stato d’aiuto per mantenere viva l’attenzione. Invece, viene subito spiegato che negli anni Settanta si innescò un meccanismo per il quale il mercato immobiliare, essendo basato su mutui ad alto rischio, avrebbe avuto un crollo. Niente lasciava presagire il disastro. Ma alcuni uomini del settore borsistico riuscirono a vedere oltre.

Michael Burry (Christian Bale) un manager dalle abitudini piuttosto strambe, come ascoltare musica heavy metal in ufficio, fu uno dei primi ad accorgersi della falla nel sistema. L’investitore Jared Vennett (un insolito Ryan Gosling dai capelli castani) viene a conoscenza della scoperta di Burry e decide subito di dargli credito. Vennet si rivolge allo spettatore più volte nel corso del film e non è l’unico a farlo. E’ un espediente efficace, ma non abbastanza. Il trader Mark Baum (Steve Carell) uomo con problemi di rabbia e deluso dalla vita, si unisce a Vennet. Il loro obiettivo sarà quello di puntare contro il mercato americano, avendone previsto il crollo. La regia e il montaggio sono molto dinamici e vanno in contrasto con la lentezza della sceneggiatura. Che, oltre a seguire uno schema prevedibile, è piena di termini ostici puramente legati al mondo della borsa e della finanza. Questo non fa altro che disorientare ulteriormente lo spettatore, che viene investito da tutte queste nozioni. È apprezzabile lo sforzo di Mc Kay di inserire le avvenenti Margot Robbie e Selena Gomez in situazioni particolari, come nella vasca da bagno, per spiegare alcuni concetti. Ma non è sufficiente. Il cast è una garanzia: Bale che alterna ormai i ruoli più disparati, si trova ad interpretare un manager eccentrico ma geniale, quasi alienato dal mondo di Wall Street. Gosling, si adatta in modo pacato e più sobrio al mondo finanziario, conservando una certa autoironia, che da’ un tocco in più al personaggio. Carell è in una veste nuova, molto più seriosa rispetto al solito, ma vi si adatta con disinvoltura. E’ insieme la parte morale e nevrotica del gruppo. Un algido e calcolatore Brad Pitt a chiudere il cerchio. Insieme ai “veterani”, Finn Wittrock, direttamente da American Horror Story, nei panni del giovane investitore Jamie Shipley.

Visione troppo impegnativa, che non cattura l’attenzione e risulta dispersiva dopo la premessa iniziale.

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