Dio è un cinquantenne, sposato con moglie e figlia e vive in un appartamento a Bruxelles.

Commedia irriverente e fantastica, che mostra una rivisitazione della Parola di Dio, attraverso la scrittura di un Nuovo Nuovo Testamento. Jaco Van Dormael (Toto le héros - Un eroe di fine millennio, 1991, Mr. Nobody, 2009) ci presenta un Dio severo (Benoît Poelvoorde) che si diverte a infierire sull’umanità usando il suo computer, da cui ad esempio, crea “le leggi della sfiga universale”. Si tratta di un’immagine piuttosto lontana rispetto a quella a cui siamo abituati, di un Dio misericordioso.

Anzi, in questo caso si diverte proprio a dar problemi. Per fortuna, la figlia Ea (Pili Groyne) si ribella e, dopo essersi consultata con il fratello JC (Jesus Christ) decide di scappare, trovando sei apostoli che la aiutino a scrivere un Testamento 2.0. Aggiungendo questi ai dodici già esistenti, si arriverà a diciotto, proprio come in una squadra di baseball. Ma prima, Ea invia a tutti le date di morte. In questa consapevolezza è racchiuso buona parte del potere della divinità, poiché gli permette di tenere le persone in pugno. Così Ea, attraverso l’oblò di una lavatrice, uscirà finalmente nel mondo esterno e proverà a compiere la sua missione mentre il padre cercherà di riportarla a casa, rimanendo vittima delle sue stesse leggi.

Il film ha una coerenza narrativa dall’inizio alla fine, è ben strutturato e nonostante tratti un tema fantastico, fa immergere lo spettatore in questa nuova realtà, intrattenendolo con la comicità. Allo stesso tempo, suscita riflessioni importanti su argomenti come la vita, la solitudine, i soldi, la vecchiaia. Gli apostoli scelti da Ea hanno un passato più o meno difficile, o comunque hanno affrontato o si trovano in situazioni particolari. Ma sono persone qualunque, peccatori. Ognuno ha una musica dentro di sé, solo Ea è capace di sentirla. E con un po’ di motivazione, dovuta dalla consapevolezza che non si ha niente da perdere, la si può seguire e trovare la propria strada. La regia risente degli echi buñueliani e si sposa perfettamente con l’argomento trattato. Dinamica o statica, quando serve. Benoît Poelvoorde imposta un’interpretazione esemplare di una divinità in vestaglia che tiene in scacco le sorti dell’umanità e gode nel farlo, burbero e sadico. Pili Groyne è la figlia ribelle e, nonostante la giovane età, mostra la giusta determinazione nell’opporsi al padre.

Commedia francese sopra la righe, ben costruita e molto attuale. In fondo, non è difficile immaginare un grande computer da cui si possa decidere lo sfondo di un desktop enorme, quale il cielo.