In genere si dice che “gli ultimi saranno i primi”, ma il messaggio del film è proprio l’opposto. Dramma tragicomico che racconta la piccola realtà di un paese di provincia.

La pellicola è tratta dall’omonima pièce teatrale diretta da Massimiliano Bruno (Confusi e felici, 2014, Viva l’Italia, 2012, Nessuno mi può giudicare, 2011). Luciana (Paola Cortellesi) è una donna semplice, che vive ad Anguillara e lavora in fabbrica. È sposata con Stefano (Alessandro Gassmann) pieno di idee su come far soldi, ma meno bravo a metterle in pratica. Dopo anni di tentativi, Luciana riesce finalmente a rimanere incinta, ma l’azienda, saputa la notizia, non le rinnova il contratto. In parallelo, seguiamo la storia di Antonio Zanzotto (Fabrizio Bentivoglio) un poliziotto veneto trasferito con disonore.

Il film mostra in maniera accurata la realtà dolceamara della provincia, di come si conoscono tutti, vengano chiamati col nome dei genitori e dei pettegolezzi e delle maldicenze che circolano. Come quando tutti sottolineano a Luciana il fatto che non abbia ancora dei bambini, nonostante sia sposata da anni. È interessante come Bruno racconta il personaggio di Manuela, un transessuale che fa molta difficoltà ad integrarsi, perché considerato diverso. Non può aprirsi un conto in banca, cerca di fare un lavoro onesto, ma per tutti, sarebbe più logico se lavorasse per strada. Proprio perché, in questi casi, vince il pregiudizio. Allo stesso tempo però, vediamo come in questi paesi sia più forte il senso di appartenenza, tutti si aiutano a vicenda. Ad esempio, quando gli amici di Luciana le regalano degli accessori per il bambino, o la aiutano a trovare un lavoro temporaneo. Il film è drammatico e racconta una situazione piuttosto triste, di come sia difficile vivere con poche risorse economiche, con l’arte di arrangiarsi. E di come spesso, i genitori influenzino i figli, soprattutto indirettamente, nel modo di vivere e nelle scelte future. Ma, nonostante la drammaticità, ci sono alcune situazioni comiche, una tra le tante riguarda le radiazioni che permettono agli abitanti del posto di sentire Messa attraverso i water e i lavandini di casa. Questa realtà viene mostrata attraverso le immagini e la regia segue magistralmente gli attori, che completano il quadro. Molti personaggi secondari hanno un ruolo importante, nonostante non siano protagonisti. Simona (Ilaria Spada) è l’avvenente single, Bruno (Stefano Fresi) è l’affabile guardia giurata della fabbrica dove lavora Luciana. Giorgio Caputo, simpatico amico della coppia, che fa delle battute non troppo divertenti perché dice la verità, è il classico padre con una famiglia numerosa a carico, che si accende un mutuo e si trasferisce. Al contrario di Stefano, che di lavorare non ne vuole sapere. Gassmann è perfetto nel ruolo, si fa amare per il suo modo di essere, ma nel concreto è un fallimento. Mentre Luciana è quella che porta i soldi a casa e accetta tutto, si accontenta del poco che ha. E non essendo abituata a ribellarsi, se lo fa, è all’estremo. Bentivoglio è il personaggio che lascia qualche perplessità, un po’ anonimo, e funziona solo se in relazione ad altri, come Manuela, la madre o la collega.

La seconda parte del film è più drammatica, e concretizza e porta a termine la denuncia sociale avviata nella prima. A parte qualche personaggio caricato troppo, forse reduce dalla piéce teatrale, il film scorre e racconta in modo gradevole qualcosa che di gradevole ha ben poco. Visione consigliata.