Torno indietro e non vado a vedere questo film!

Le premesse sembravano buone, anche se si tratta di una commedia leggera. L’idea di base sembra l’adattamento di Un tuffo nel passato diretto da Steve Pink, del 2010, dove quattro amici si ritrovavano negli anni Ottanta, a causa di una vasca idromassaggio che si trasformava in una macchina del tempo.

Scritto dai Vanzina e diretto dallo stesso Carlo, il film racconta di Marco (Raoul Bova) e Claudio (Ricky Memphis) amici di vecchia data, il primo felicemente sposato con Giulia (Giulia Michelini) e il secondo, single e con una madre alcolista. Fin qui tutto normale, ma Giulia, una sera, lascia Marco per un altro uomo.

Questo basta per fargli desiderare di tornare indietro nel tempo e cambiare il suo passato. Il tutto si svolge in modo abbastanza improbabile: i due vengono investiti da un’auto, avviene il salto temporale e attraverso un fondale i due sembrano nuotare nell’aria con sguardo spaesato.

Catapultati agli anni del liceo, i due realizzano di essere tornati venticinque anni indietro e la loro sorpresa dura esattamente cinque minuti, minuto più, minuto meno. Come se niente fosse, Marco e Claudio si muovono negli anni Novanta senza alcuna perplessità o stupore e si adattano senza troppa fatica alla nuova situazione. Come se non bastasse, il loro principale obiettivo diventa cambiare il passato per modificare il futuro/presente. Marco si ripromette di non sposare Giulia e Claudio si impegna a trovare un compagno alla madre, per evitare che ricada nell’alcolismo. È apprezzabile il tentativo di citare il capolavoro di Robert Zemeckis Ritorno al futuro, ma siamo ben lontani dai livelli di questo film.

Oltre che per la mancanza di personaggi forti e ben caratterizzati come Marty McFly e Doc Brown, il rispetto del continuum spazio tempo è inesistente, tanto che i protagonisti stravolgono completamente il loro futuro. Un altro elemento è l’ambientazione e la cura della scenografia e dei costumi. Se Zemeckis ci mostrava un’accurata ricostruzione degli anni Cinquanta, e poi del vecchio West nel seguito della trilogia, Pink ci ha regalato un teen movie calato perfettamente negli anni Ottanta, con tanto di scaldamuscoli, capelli cotonati e una colonna sonora che vanta nomi come gli NXS, i Talking Heads e David Bowie. Questo film, in confronto, non rimanda agli anni Novanta neanche un po’. Gli unici elementi che dovrebbero farci capire che ci troviamo in quel periodo sono le camicie a righe e qualche poster.

Le gag sono altamente improbabili e desuete, come quando Memphis cade a terra o Bova va a sbattere contro un palo. I personaggi sono calati in situazioni paradossali, che risultano assurde e poco credibili, niente che possa suscitare una sana risata insomma. A salvare la comicità di questo film è Max Tortora, che riesce a farci ridere, purtroppo solo in poche occasioni, perché chiuso nel personaggio del padre di Marco, Claudio. La sua interpretazione è limitata e dopo un po’ si gioca sulle stesse battute. Un'altra attrice che ha risentito del suo ruolo è Paola Minaccioni, che interpreta la madre di Memphis, Giuditta. È un alcolista che si ubriaca con un solo bicchiere di vino e beve la Sambuca come fosse acqua. Mentre il personaggio di Tortora è costretto nel suo ruolo, quello della Minaccioni è esasperato e per niente naturale. Lo stesso vale per la Michelini.

A differenza di Claudio e Marco, che noi vediamo da adulti, ma che sono visti dagli altri come adolescenti, Giulia rimane inspiegabilmente la stessa e la Michelini si ritrova, quindi, ad interpretare un’adolescente piuttosto frenetica e poco credibile. Le interpretazioni di Raoul Bova e Ricky Memphis sono abbastanza anonime. Memphis fa sorridere in alcune situazioni, mentre Bova risulta inespressivo e la sua mimica è alquanto limitata per tutto il film, davanti a situazioni gravi come l’essere lasciato dalla moglie o ritrovarsi in un’altra epoca.

L’unica morale che si può estrapolare, a fatica, è che al destino non si sfugge. Infatti, anche se Marco e Claudio riescono a modificare il loro passato, incuranti di paradossi scientifici e altri effetti collaterali, le loro vite prendono comunque una piega simile a quella precedente. Marco ritornerà comunque tra le braccia di Giulia e Giuditta rimarrà una madre alcolista, anche se non più da sola, ma con un compagno di bevute. Il film ha un buon punto di partenza, si può dire che sia una delle poche commedie italiane che sfocino nel genere fantastico, ma durante la visione si rivela deludente e poco piacevole.