Scritto da Sofia Bartalotta

Wes Anderson finalmente torna sul grande schermo. Il film con cui il regista afferma il suo ritorno è The French Dispatch, che potremmo definire come una scatola delle meraviglie in cui sono contenuti personaggi, epoche, ambientazioni e generi cinematografici differenti tra loro.

The French Dispatch è un film antologico, ossia composto da più segmenti narrativi - in questo caso, quattro – accuratamente riposti in un unico contenitore filmico, come in una valigia. Come tutte le pellicole composte da più storie, anche questa ha bisogno  di un filo conduttore che leghi ogni piccola narrazione. In questo caso, ad accomunare ogni episodio, ambientato all’interno di una redazione di un giornale, è il supplemento settimanale dell’immaginario quotidiano americano ispirato al leggendario New Yorker.

Veniamo a sapere che è stato fondato nel 1925, che è redatto in Francia, a Ennui-sur-Blasé (probabilmente anch’essa immaginaria) ed è diretto da un signore del Midwest di nome Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), il cui motto è «Non si piange nel mio ufficio». Dal momento che i titoli di coda del film rendono specifico omaggio al fondatore del New Yorker Harold Ross e al suo storico redattore William Shawn, oltre che a firme come Mavis Gallant, A. J. Liebling e Lillian Ross, si può tranquillamente affermare che ogni riferimento a persone vive o morte o a pubblicazioni ancora in attività sia tutt'altro che casuale.

Ciascun episodio del film di Wes Anderson, è la messa in scena di un articolo precedentemente pubblicato sul French Dispatch. Si parte dal giornalista di viaggio Herbsaint Sazerac (Owen Wilson), che offre una panoramica di Ennui-sur-Blasé girata per lo più in bicicletta. Segue J. K. L. Berensen (Tilda Swinton) che racconta la storia di Moses Rosenthaler (Benicio Del Toro), i cui torbidi dipinti a olio, realizzati in prigione, hanno scatenato un terremoto nel mondo dell'arte. Il terzo articolo è illustrato da Lucinda Krementz (Frances McDormand), che si fa coinvolgere dal «bisogno biologico di libertà» mostrato dalle proteste studentesche e dall'abbraccio di un giovane agitatore, Zeffirelli (Timothée Chalamet).

In ultimo, Roebuck Wright (Jeffrey Wright), un decano del dipartimento Sapori e Odori, che racconta la nascita della gastronomie gendarmique - in parole povere, la cucina per gli sbirri. The French Dispatch è  un  film che dichiara l’amore del regista per un cinema e una cultura passate di moda, declinato in quattro episodi e molte cornici, ognuna contenente un mondo a sé stante, fatto di colori, sfumature ed inquadrature diverse.

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