Scritto da Flavia Marcotulli

Martin Eden, è questo uno dei nuovi titoli proposti dalla piattaforma Netflix e resi disponibili nel mese di marzo. Il film, uscito nelle sale nel 2019 e diretto da Pietro Marcello, vede come protagonista l’affermato attore Luca Marinelli, già noto al pubblico per film come Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, film per il quale vinse il David di Donatello per il miglior attore non protagonista.

Il film è stato presentato in anteprima il 2 settembre 2019 alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, facendo aggiudicare a Marinelli la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile. L’opera è stata un vero e proprio successo negli Stati Uniti. La celeberrima rivista Rolling Stone lo ha definito “un capolavoro italiano”, per The New York Review è stato “come un fulmine a ciel sereno traboccante di idee, come il suo eroe”.

Su questa scia estremamente positiva anche il Los Angeles Times e Chicago Tribune, recensendolo rispettivamente comeun film vibrante e appassionato, una vetrina abbagliante per Luca Marinelli che offre una magnetica interpretazione” e “un film con un grande peso sia cinematografico sia filosofico, il che lo rende un’opera dal piacere raro”. Insomma, un tripudio di onori dall’oltreoceano e un grande orgoglio tutto nostrano, anche se non ha avuto un’eccessiva risonanza mediatica in Italia.

Martin Eden è liberamente tratto dall’omonimo romanzo del noto scrittore americano Jack London, conservando dalla sua genesi letteraria solo il titolo e il nome del protagonista. Di fatto, l’originaria ambientazione viene mutata, trasferendo geograficamente l’opera dalla soleggiata San Francisco alla caotica e meravigliosa Napoli.

Il film racconta la storia del marinaio Martin Eden, un giovane proletario che si innamora di una meravigliosa fanciulla, Elena, di una famiglia benestante da poco conosciuta. Lo status elitario della ragazza e la sua cultura affascinano Martin, che decide di elevare la sua educazione, nutrendo come aspirazione lavorativa e di vita e scopo affannoso quello di diventare uno scrittore. Egli partirà o da zero praticamente, sia di istruzione che di liquidità. Martin, però, arriverà a disprezzare sia la sua origine incolta, sia il mondo di cultura intellettuale da lui tanto ammirato e visto come un qualcosa di intoccabile e limpido.

Il protagonista è brillantemente interpretato da Marinelli, che dona al personaggio varie tinte caratteriali, prima ingenuo e sognatore e in seguito adirato e disilluso dalla vita. Un animo profondo anche se controverso. La passione che mette il marinaio incolto nello studiare e nel divorare interi libri lo permette di elevarsi quasi come un simbolo di emancipazione e di qualcuno che in qualche modo ce l’ha fatta, che ha conseguito il suo sogno (nel libro tale sogno è quello americano). Anche se la passione che corrode più di tutte il povero Martin è quella per Elena. L’amore che prova per lei risulta delicato e armonioso, profondamente fedele al punto di dare tutto sé stesso per questa persona e decidendo di cambiare lui in primis per farsi accettare dalla sua famiglia e da lei stessa, così da diventare “uno di loro”. Aspettative molto alte che porteranno a varie crisi interiore il protagonista, arrivando a non sentirsi di appartenere più ad alcun mondo, sia quello popolare e idealista, sia quello aristocratico e intellettuale. Arriva anche ad avere una propria crisi interiore sulla scrittura, arrivando a detestarla e a definire inutili i romanzi da lui tanto amati. Tutto ciò rende il film un vero e proprio dramma esistenziale e una sorta di denuncia, come il libro, alla borghesia.

Il tempo non viene delineato, risulta tutto sospeso alla pura sequenza di immagini sullo schermo, accompagnate da musica di pura armonia. Si deduce che l’ambientazione possa essere riconducibile agli anni Settanta, alla lotta di classe alla nascita di movimenti politici di vario genere. La politica viene mostrata in maniera semplice e viene poco approfondita, Martin stesso si dichiara individualista e disinteressato ad unirsi ad un gruppo di qualsiasi ideologia. Ciò riesce a ricollegare l’ambientazione ad un tempo passato sono i colori, sbiaditi e senza alcun elemento sgargiante, proprio come vecchie foto di un album di famiglia; un vero e proprio luogo di memoria. Alle sequenze vere e proprie del film si alternano immagini e filmati di repertorio alquanto datati di vario tipo che fanno perdere chiunque lo guarda arrivando a non distinguere più la finzione filmica e i filmati di vita quotidiana di un’Italia di anni passati. E forse è proprio questo l’intento del regista, sospendere lo spettatore dalla contemporaneità e riportarlo con la mente ad un tempo oramai perduto, caratterizzato da problemi e disuguaglianze ma anche di tanta genuinità e leggerezza.

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