Scritto da Sofia Bartalotta

Tutti gli appassionati e nostalgici dello sci – fi degli anni ‘60, non possono perdersi su Amazon video questo piccolo gioiello fantascientifico: The vast of night (2019), di Andrew Patterson.

Di certo non è una coincidenza se la sua prima inquadratura ci catapulta nel salotto di una tipica famiglia statunitense della metà dello scorso secolo: la televisione trasmette un episodio del Paradox Theater, un inequivocabile citazione della serie tv Ai confini della realtà ed una chiara dichiarazione d’intenti.

Anni ’50, Cayga, New Mexico,  ci troviamo in una delle tante apparentemente tranquille sere d’estate, in cui tutto sembra scorrere come sempre, con passeggiate serali, incontri inaspettati e compagnie di amici. Ma molto presto tutti si renderanno conto che non si tratta di una delle tante sere,  il cielo estivo  ha progetti molto più interessanti.  Tra immagini granulose, atmosfere e colori vintage, segnali intercettati, vecchie bobine e gli esordi della radio, siamo subito immersi nell’estetica della provincia americana dal sapore degli Happy Days, mescolati con Ai confini della realtà (The twilight zone).

La nostra protagonista, la centralinista Fay (Sierra McCormick), è impegnata in un turno di notte nella radio cittadina, insieme allo speaker  Everett (Jake Horowitz), i due sono gli unici assenti dalla partita di basket, che ha attirato l’attenzione di tutta la città. I messaggi alla stazione radio diventano sempre più interessanti, quando Fay ascolta uno strano rumore interrompere la trasmissione dell’amico, i due iniziano ad investigare per capire di cosa si tratti, mentre il resto della città è all’oscuro di cosa stia accadendo sopra le loro teste. Con lo scorrere della pellicola, ci ritroviamo a destreggiarci tra mitologia UFO e America dei fifties ( uno dei decenni più ricchi di presunti incontri ravvicinati).

Ispirato a due fatti di cronaca – l’incidente UFO di Kecksburg e la sparizione di Foss Lake, The vast of night è un puro omaggio alla televisione , alle serie tv e ai film sci-fi degli anni Sessanta, fin dalla prima inquadratura. Diviso tra gli spazi chiusi di radio e centralino e quelli immensi di una città apparentemente disabitata, il film mostra come i limiti di budget possano diventare un elemento a favore che aguzza l’ingegno. Nonostante la presenza di dischi volanti ed alieni, il film ha un carattere intimo e attuale, che non si limita alla tematica fantascientifica: tra le tante chiamate che arrivano al centralino quella sera, le più importanti si riveleranno essere quella di un afroamericano e  di un’anziana donna, persone che nella società – ieri come oggi – faticano a trovare una voce. Così, tra strane audiofrequenze e UFO, The Vast of Night ci ricorda l’importanza di ascoltare.

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