Scritto da Sofia Bartalotta

In questo periodo di decreti, di isolamento, noia, e paura del contagio, probabilmente quelli che sono stati messi a prova più dura sono i nostri sentimenti.

Improvvisamente è arrivata la nostalgia di ciò che prima ci sembrava normale, quotidiano, e che forse davamo per scontato. La mancanza verso le persone a cui teniamo è diventata sempre più acuta, e anche le dimostrazioni d’affetto verso chi ci sta attorno si sono completamente dissolte. “Niente baci, niente abbracci”, questa è una delle tante regole che ci viene detto di seguire ciecamente, e non ha torto chi, infatti, parla di amore ai tempi del Coronavirus.

Lo struggimento d’amore per la mancanza dell’amato, o semplicemente per la ricerca di un po’ di umanità, il cinema da sempre la racconta benissimo. Il film che abbiamo scelto per dimostrarvelo, è proprio Her, pellicola del 2013, diretta da Spike Jonze.

Her ci porta nel futuro prossimo e ci racconta di Theodore (Joaquin Phoenix); Il nostro protagonista trascorre una vita di introversione, soffre per una relazione finita male, e vive in una specie di limbo tra passatempi solitari ed una patetica asocialità. Ormai completamente disilluso rispetto al sentimento amoroso, sembra ritrovare la speranza  grazie ad una nuova tecnologia: una specie di intelligenza artificiale, definita estremamente umana; è allora che instaurerà una relazione con questa entità virtuale: Samantha (caratterizzata dalla voce di Scarlett Johansson). Theodore e Samantha costruiscono un rapporto molto intimo, fatto di confidenze ed insicurezze. L’amore che Theodore prova per Samantha, gli permette di tornare alla gioia della vita, di apprezzare le piccole cose,  di guardare, e riscoprire, il mondo attraverso gli occhi di chi ama.

Apparentemente, quella tra i due sembrerebbe una storia  perfetta, quella che tutti desideriamo, ma come vedremo non è esattamente così. In Her sono presenti diverse tematiche: le riflessioni su i rapporti umani, le considerazioni che si fanno alla fine di una relazione, il modo di stare da soli, a cosa andiamo incontro con la tecnologia e soprattutto come cambiano, e cambieranno, l’amore e l’amicizia in relazione ad essa. Il nucleo fondamentale sui cui si fonda il film, è la radicale differenza che viene evidenziata mettendo a confronto i momenti della passata storia d’amore di Theodore con la sua ex – compagna, e quelli con l’attuale, e tecnologica, compagna. Grazie a questo confronto, quello di cui ci accorgiamo, e di cui si accorge anche il nostro protagonista è che, per quanto la sua relazione con Samantha sia romantica, quello che gli manca è proprio il calore umano. Il nostro protagonista realizza che  ciò di cui ha bisogno non è una relazione perfetta, ma l’unicità  di un sentimento che solo un altro essere umano ti può restituire.

Theodore, finalmente, pensando alla sua vecchia relazione, ne capisce la preziosità dei piccoli difetti, che prima non perdonava;  capisce i suoi errori e la fragilità del suo passato amore, di cui riesce ad apprezzare quella che era la sua singolare imperfezione, che un’entità virtuale non potrà mai regalargli.

Attraverso le vicissitudini di Theodore, il film ci racconta di ciò che viene dopo la fine di una storia, quando al termine di una relazione lasciamo con essa qualcosa di noi, qualcosa che ci appartiene, o meglio impariamo qualcosa su noi stessi e sul nostro modo di amare. Mai come nel periodo che abbiamo vissuto, e viviamo, questa pellicola ci insegna ad apprezzare i rapporti umani, che molto spesso diamo per scontato o critichiamo, facendoci capire l’importanza  dell’amore nascosto dietro ad  un semplice gesto,  che non potrà mai essere eguagliato da un apparecchio tecnologico.  Her non solo ci insegna che noi, in quanto essere umani, abbiamo dei limiti, ma soprattutto ci insegna ad amarli.

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