Foto: Vincenzo Maio

Per la rassegna “C’era una volta l’Arcifilm”, al Cinema Teatro San Marco di Benevento, il 21 dicembre 2018 c’è stato l’ incontro con Daniele De Michele (nella foto), regista del film “I villani”.

L’appuntamento è stato presentato dall’autrice Maria Vittoria Pellecchia, ed in sala era presente Modesto Silvestri, uno dei protagonisti. L’iniziativa si inserisce nelle attività legate al rilancio del Cinema Teatro San Marco, ad opera del regista Giambattista Assanti. In occasione di questo incontro, De Michele ci ha rilasciato la seguente intervista.

Come nasce in lei l’ idea di un film?

Nasce perché ho fatto questo lungo lavoro di raccolta di ricette in tutti questi anni in giro per l’ Italia, specialmente in Campania. A un certo punto ho sentito la necessità di fare una sintesi di tutto questo lungo lavoro. Il cinema è lo strumento ideale per sintetizzarlo.

Qual è il segreto per girare un buon film?

Tanta pazienza e tanta testardaggine.

Un buon film deve trasmettere sempre emozioni?

Si. Un film secondo me deve soprattutto trasmettere emozioni. Deve toccare chiunque. Chiunque vede un film deve emozionarsi.

La cosa più facile e difficile durante le riprese.

La cosa più facile è stare con delle persone con cui ti trovi bene, la troupe e i personaggi del documentario. E’ la cosa più bella. La cosa più difficile è che ci sono sempre pochi soldi e poco tempo.

Qual è la situazione attuale del cinema italiano?

Penso che è un momento bello. Il cinema, in genere, non sta passando un momento facile. La gente non va molto in sala, forse perché è un momento non facilissimo per gli italiani. Tuttavia sono nati e stanno crescendo registi molto, molto bravi.

Come capisce che un attore ha le caratteristiche giuste per emergere?

Io faccio documentari, non faccio regia di finzione. Quindi non ho mai lavorato con attori. Posso dire, comunque, che la telecamera è molto veritiera. Si vede subito se un attore è troppo esibizionista o troppo freddo. La telecamera se ne accorge, in un certo senso.

In ogni caso, che cosa direbbe ai giovani che vogliono entrare nel cinema?

Di essere molto pazienti, molto testardi, di sapere che il cinema è molto, molto difficile da fare, e che quindi bisogna essere veramente molto tenaci.

Qual è stata la più grande soddisfazione della sua carriera?

Portare questo film a Venezia.

Programmi per il futuro…

Fare un nuovo documentario, questa volta su “I maestri artigiani”.