Roma - Tra le urla di giovani e meno giovani di fronte ai loro idoli, red carpet e anteprime, procede a gonfie vele “Il Festival del Film di Roma”. Molte sono state le novità presentate durante questo week-end, tanto da offrire una vasta gamma di scelta ad ogni tipo di spettatore. Per gli amanti dei film di animazione per adulti, venerdì diciassette, nella sezione autonoma e parallela “Alice nella città”, è stato presentato in anteprima mondiale “Kahlil Gibran’s the prophet”, scritto e diretto da Roger Allers, co-regista del campione di incassi “Il re leone”.

Allers per questo lavoro ha pensato una trama a cornice: il film è ambientato nella immaginaria isola di Orphalese, dove una dittatura militare tiene segregato il poeta trascinatore del popolo Mustafa. Quest’ultimo durante la prigionia instaura un rapporto speciale con Almitra, una piccola bambina ribelle, chiusa in un ostinato mutismo iniziato subito dopo la morte del padre. Nel tragitto che porterà Mustafà verso la liberazione dalla prigionia, il poeta illuminerà Almitra e gli altri personaggi sulla magia e sul mistero dell’esistenza, utilizzando le parole di Gibran, inserite in otto piccoli cortometraggi firmati da diversi registi, tra i quali spiccano Paul e Gaetan Brizzi, autori dell’inimitabile lungometraggio Disney “fantasia 2000”. Tutti gli amanti del genere drammatico, si sono invece potuti godere “Still Alice”, tratto dall’omonimo romanzo di Lisa Genova, dei registi statunitensi Richard Glatzer e Wash Westmoreland. Il film, che ha riscosso un grande successo di pubblico, affronta il tema di una malattia, l’Alzheimer, fino ad ora quasi del tutto ignorata dai regjsti cinematografici. La protagonista, Alice, interpretata da una straordinaria e forse troppo spesso sottovalutata Julianne Moore, viene raccontata episodio dopo episodio, perdita di memoria dopo perdita di memoria, con una minuzia degna di nota: evitando scene madri, ma mettendo in campo un’eleganza, seppure nella drammaticità , che lascia il segno.

Nonostante la malattia Alice riesce però a non abbandonare mai la sua famiglia e a conservare uno sguardo pieno di speranza e di amore. Amore nei confronti di un dolcissimo marito interpretato da Alec Baldwin, della figlia maggiore, colpita anche lei dal mostro dell’ Alzheimer, del figlio, ma soprattutto della figlia minore che vuole rinunciare ad andare al college per inseguire il suo sogno di attrice, interpretata da una brillante Kristen Stweart, finalmente riuscita a liberarsi della cupa ombra di “twilight” che la perseguitava. Non mancano, inoltre, tra le pellicole proposte quest’anno, quelle rivolte agli amanti di un genere particolare, che si discosta dai classici hollywoodiani, come quello dell’horror giapponese. In questa categoria può essere inserito “as the gods will”, del regista nipponico Takashi Miike. Il film è strutturato in maniera molto rapida, senza lasciare un attimo di respiro agli spettatori, che vengono catapultati sin dalla prima sequenza nella storia. I personaggi messi in scena dal regista (il giovane protagonista buono ma annoiato dalla vita, l’antagonista ribelle con sguardo violento e capelli colorati, la bella ragazza che si trova di fronte alla scelta di amicizia o amore), il contesto, e le dinamiche alla base del film appaiono molto prevedibili.

Ma la vera forza della pellicola sono l’eccessività e l’esuberanza, con l’unico scopo di divertire. La location scelta dal regista per l’evolversi del film è la scuola, scuola in cui finiscono per perdere la vita centinaia di studenti nei modi più disparati, in una impressionante carneficina. La pellicola risulta quindi un gioco al massacro, che esercita un grande impatto visivo, concedendo un’ora e mezza di puro divertimento agli spettatori appassionati di questo genere.