Scritto da Zuleca Rienti

L’inno alla felicità è uno dei pochi elementi che si può considerare valido in questo film, che prova a stento a somigliare ad una favola, ma finisce per scivolare inesorabilmente nel tunnel del “cinepanettone”.

Terzo film alla regia per Alessandro Siani (Il principe abusivo, 2013, Si accettano miracoli, 2015) che firma la sceneggiatura insieme a Fabio Bonifacci. La pellicola racconta di Martino, lo stesso Siani, che vive dalla sorella Caterina (Cristiana Dell’Anna) perché è uno sfaticato e non ha voglia di far niente. Ma quando la sorella ha un incidente, è costretto a prendere il suo posto e fare le pulizie a casa del Dottor Guglielmo Gioia (Diego Abatantuono), una sorta di guru che aiuta le persone a ricominciare ed essere felici. Approfittando dell’assenza dell’uomo per un viaggio, assume una nuova identità per aiutare la sorella con le spese mediche.

Si inizia con la sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti. Abbiamo  un incipit funzionale, ma lo sviluppo diventa confuso e banale. Si perde il focus della narrazione e i fatti si rincorrono per dare una coerenza che proprio non c’è. I dialoghi risultano a volte quasi surreali, accompagnati da gag discutibili e battute “napoletane” sentite e risentite. Niente di nuovo insomma, ma quella che doveva essere una favola si trasforma e disorienta lo spettatore con un registro ormai noto, fatto di cadute ed incidenti che non hanno niente a che fare con lo slapstick.

La regia è lineare, senza pretese e si concentra sui paesaggi e sui personaggi. Insiste molto sui volti e sui movimenti, dando la giusta attenzione anche all’ambiente circostante.

Siani è calato nuovamente nello stereotipo del ragazzo napoletano. Alcuni affermano che dovrebbe essere il nuovo Troisi, ma non dimostra di esserne all’altezza, forse per la mancanza di idee o di una giusta spalla. Rimane un attore statico, che manca di poliedricità. Abatantuono e Carla Signoris si distinguono per la loro presenza scenica, ma i ruoli assegnati non rendono loro giustizia. Arianna Crof si dimostra un’ottima scelta per il ruolo di pattinatrice in crisi dopo una caduta, ma anche lei ha un ruolo semplice e senza troppo pretese.

Film deludente, che non ha i mezzi o il coraggio di superare alcuni canoni da “cinepanettone”, che sembrano essere una garanzia, ma che in realtà non soddisfano il pubblico.

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