Commedia leggera sull’amore e sugli scherzi del destino, che tratta ironicamente “l’utilità dell’uomo”, con degli echi al cinema di Woody Allen.

Scritta e diretta da Rebecca Miller (Il momento giusto, 2002, La storia di Jack & Rose, 2005, La vita segreta della signora Lee, 2009), la pellicola racconta di Maggie (Greta Gerwig), trentenne newyorkese che decide di avere un bambino in provetta, diventando l’artefice del suo destino, poiché la donna ha poca fortuna in amore e le sue relazioni non durano più di sei mesi.

Ma le cose prendono una piega diversa, a sconvolgere i suoi piani sarà proprio un professore universitario, John Harding (Ethan Hawke). Ma quest’ultimo non è un uomo qualunque, è sposato con Georgette Harding (Julianne Moore) ed ha addirittura due figli.

La regia della Miller è pulita, quasi geometrica, e definisce la commedia in modo deciso. Un ambiente colorato ed erudito a fare da sfondo, nell’incantevole New York. La storia è innovativa, tratta argomenti come l’inseminazione artificiale, in modo del tutto naturale, ma soprattutto con ironia. Le vicende sono contornate da una comicità raffinata, senza sbavature. A tratti tagliente, ma sempre mascherata da battute brillanti al momento giusto. Complice il fatto che i tre protagonisti sono degli intellettuali, professori e scrittori di romanzi, che prendono ispirazione dalle loro storie personali, tanto da creare dei best seller. I dialoghi sono spesso bizzarri, generati dalle situazioni particolari che si vengono a creare. Come ad esempio, quando Maggie incontra il suo amico del college, Guy, dedito alla produzione di cetrioli, nonché il prescelto per essere il padre del suo bambino. L’uomo propone di usare “i vecchi metodi”, ma Maggie rifiuta e tra i due c’è uno scambio di battute davvero singolare. La storia si divide in due: mentre la prima parte è più classica, con uno svolgimento abbastanza lineare e piuttosto prevedibile, la seconda muove dinamiche diverse mostrando aspetti più interessanti, soprattutto per i personaggi.

E’ proprio su di loro che è costruita la narrazione, che ne segue gli sviluppi, ma soprattutto l’evoluzione. Greta Gerwig è una donna indipendente, pragmatica, che vuole decidere il suo destino. Il suo bisogno di gestire le cose per migliorarle fa sempre parte di lei, e i suoi tentativi daranno inaspettatamente buoni risultati. Ma è anche alla disperata ricerca della felicità, che insegue attraverso i suoi metodi. Anche se alla fine, la troverà in modi che non aveva considerato. Il personaggio è definito dall’abbigliamento particolare e l’attrice aggiunge toni ed espressioni che la definiscono perfettamente. Ethan Hawke è più lineare nella sua interpretazione, gestisce il personaggio mantenendo una linea bassa e questo metodo risulta efficace. Rispecchia perfettamente la figura maschile che il film vuole mostrare, in questo caso, un uomo che rincorre il suo romanzo e finisce inevitabilmente per farsi manipolare dalle sue donne. Julianne Moore è la moglie di Harding, assolutamente eccentrica nei modi di fare. E’ l’elemento vivace del trio, sui generis, che contribuisce a rendere alcune situazioni ancora più divertenti. Soprattutto il curioso triangolo amoroso, che prende delle pieghe del tutto inaspettate.

La Miller, al suo quinto film, ritorna con una commedia, tratta da un romanzo inedito di Karen Rinaldi e lo fa in modo semplice, parlando di sentimenti. Ottima visione estiva.