La vita dell’essere umano è un mistero. Il mistero della vita. Perché nasciamo, viviamo e moriamo?

Se sei credente rinvieni le spiegazioni nella religione e nei testi religiosi, qualsiasi essi siano. Se non sei credente, anche se hai un approccio pragmatico della vita, resterai per sempre senza risposte ai tuoi interrogativi.

Comunque sia i maggiori studiosi dell’esistenza umana non hanno trovato ancora risposte a tali interrogativi, che finché restiamo in vita continueremo a porci.

Una cosa è certa, perché tangibile e percepibile, che il percorso della vita, le età della vita sono tre.

La prima è l’età dell’immaturità, dell’incoscienza, dell’irrequietezza e dell’apprendimento. Quella degli sbagli, che servono per non ripeterli. Della turbolenza perché il fisico e la psiche te lo consente. Dei giochi perché anche giocando si impara. Di studio e istruzione per sviluppare e acculturare il cervello.

La seconda è quella del fare. Dotato oramai di una certa maturità, consapevolezza e ragionevolezza, sai mettere in pratica ciò che hai imparato per gestire al meglio le situazioni, la tua vita e quella degli altri. Non commetti troppi errori perché ne hai già commessi abbondantemente nell’età precedente. Scali le montagne per affermare il tuo ego e per dimostrare a te stesso e agli altri che vali. E se sei abile cerchi di aggirare le montagne ancor più abile e fortunato riesci aggirandole ad oltrepassarle e a superare gli ostacoli.

In questa età, indipendentemente da come ti senti se risolto o irrisolto, arriverà il momento che raccoglierai quello che hai seminato. E se non avrai seminato non avrai alcunché da raccogliere.

La terza età, se ci arrivi, è quella del riposo, della pacatezza e del controllo. Senza più affanni, diventi spettatore della vita degli altri, li assisti, per quanto ti è possibile, in modo inerme e quasi indifferente. Guardi gli altri affannarsi forse un po’ anche divertito. Ti poni degli interrogativi, chiedendoti se nelle precedenti età vissute hai fatto abbastanza, avresti potuto fare di più o potevi fare di meno. Ma comunque questi interrogativi non ti scompongono più di tanto perché ciò che è fatto è fatto e perché è inutile piangere sul latte versato!!