Frequentatrice assidua da bambina della costa tirrenica della Calabria, scopro per la prima volta, a distanza di anni, e dopo averne infinite volte pronunciato solamente il nome, uno dei borghi più belli d’Italia. E tale Fiumefreddo Bruzio lo è per davvero, dal 2005. Requisito che il piccolo paese in provincia di Cosenza, arroccato sul mare, si merita a pieno titolo. Perché Fiumefreddo è il borgo che non ti aspetti. Ricco di storia, di arte e di cultura. La strada a spirale che dalla marina porta fino alla sommità di questo luogo affascinante di origine medievale, dona passo dopo passo una vista emozionante che raggiunge il suo apice in Largo Torretta. Qui il panorama, che quasi mi coglie di sorpresa, lascia veramente senza fiato. Se si ha la fortuna di avere un cielo abbastanza terso poi (come è capitato a me quel giorno!) è addirittura possibile scorgere sullo sfondo lo Stromboli che fuma…

Il viaggio però è appena cominciato e così, passeggiando per le vie del paese, animate dai bar, dai piccoli negozi d’artigianato e soprattutto dal vociare degli abitanti, mi dimentico per qualche tempo del mare, che dista dal paese solo una manciata di kilometri, della sua sabbia ciottolosa, del sole cocente del meridione, e mi lascio beatamente rapire dalla bellezza e dal silenzio del luogo che, pur essendo il centro storico di modeste dimensioni, può vantare la presenza di diverse chiese e opere d’interesse storico-artistico. Così da piazza del Popolo, entrando in punta di piedi nella bella Chiesa Madre, detta anche Chiesa di San Michele Arcangelo, è possibile ammirare la pala d’altare con la ‘Madonna del Carmine’ di Giuseppe Pasqualetti (1699 – 1757), artista originario del luogo e autore anche del dipinto raffigurante ‘Santa Lucia e San Francesco Xavier’ conservato nella cinquecentesca chiesa di Santa Chiara. Qui si conserva pure ‘Il miracolo di San Nicola di Bari’ opera invece del pittore Francesco Solimena (1657 - 1747) detto “l’Abate Ciccio”. Gli spazi sono davvero ristretti e in poco tempo raggiungo alcuni fra i più importanti palazzi feudali presenti in paese, come quello del Barone Bianco o palazzo Gaudiosi.

Proseguendo verso il Castello della Valle, di certo una delle maggiori attrattive di Fiumefreddo, s’incontrano poi la medievale chiesa dell’Addolorata o ‘Madonnella’, in cui si conservano importanti affreschi e la chiesa barocca di San Francesco di Paola, costruita nel 1709. La passeggiata, cui fanno da coronamento la cinta muraria e le sue porte (prima fra tutte la “Porta Merlata” attraverso la quale si accede al centro storico), si completa con i resti particolarmente suggestivi del Castello: visti al tramonto gli archi e le pareti smussate ed irregolari creano bellissimi giochi di luce ed ombra. Costruito all’inizio del XIII secolo e trasformato nel corso del Cinquecento in palazzo residenziale, subì in epoca napoleonica un violento attacco che in parte lo distrusse. E’ oggi abbellito dai murales del famoso Salvatore Fiume, pittore siciliano del Novecento, al quale si devono pure due sculture bronzee (una in Piazza Rupe e una in Largo Torretta) e gli affreschi nella chiesa di San Rocco. Ad un certo punto però anche il gusto, non solo estetico, reclama la sua parte. Pertanto, girovagando tra le stradine del romantico borgo, vado in cerca di un ristorantino in cui gustare qualche prelibatezza locale.

E pure in questo Fiumefreddo si dimostra pieno di sorprese. Mi ritrovo infatti a cenare, come il gentilissimo ristoratore mi racconta, in quelle che un tempo erano le celle dell’antico monastero dei frati di San Francesco di Paola, proprio nella piazza della Torretta da cui sono partita. Ordino, tra le altre cose, le famose grispelle, tipiche frittelle di pasta dolci o salate e, seduta al tavolo di fronte alla finestra aperta, concludo la mia giornata da ‘turista per caso’ davanti ad un fantastico panorama. Lo stesso che mi aveva all’inizio lasciato senza fiato. Guarda: foto1- foto2 - foto3