“Ciò che inferno non è” esce nel 2014 ed è il terzo romanzo del giovane scrittore Alessandro D'Avenia (noto al pubblico soprattutto per il libro del 2010 “Bianca come il latte, rossa come il sangue”, che ha ottenuto un successo internazionale). É la storia di un ragazzo come tanti, Federico. Ha diciassette anni e vive a Palermo e come tutti i giovani del sud inizia a interrogarsi sul suo futuro più prossimo e a progettare una partenza che gli offra possibilità di studio e lavoro valide in alternativa alla sua bella ma povera terra.

È pronto infatti a partire per una vacanza-studio a Oxford. Ma la vita sconvolge i suoi piani. Evento centrale della vicenda è l'incontro con il professore di religione, soprannominato simpaticamente dagli alunni 3P: Padre Pino Puglisi. Don Pino sembra vedere qualcosa di profondo in quel ragazzo e gli propone di aiutarlo con i ragazzi del quartiere Brancaccio prima di partire. La prima volta che Federico attraversa il ponte che separa la città da quel quartiere desolato, covo principale della malavita organizzata, torna a casa senza la sua bicicletta e con un labbro spaccato. Nonostante ciò si sente più ricco, non più povero di quando è uscito di casa. Proprio questa sensazione di completezza lo spingerà a ritornare lì più volte quell'estate. Sente di avere scoperto una realtà allo stesso tempo lontana e vicina alla sua vita e alla sua personalità. Federico abita nella Palermo bene, ama leggere, si impegna a scuola e ha grandi progetti per il futuro. Quel ragazzo siamo noi, con le nostre vite agiate e, come lui e insieme a lui, attraverso questa lettura, ci avviciniamo a un mondo che è a un passo da noi, che ci sfiora spesso, ma che il più delle volte non ci tocca, non sembra interessarci davvero.

Seguendo Don Pino, quel semplice studente di Palermo inizia a sporcarsi le mani, a fare piccoli gesti, dietro i quali si nasconde grande coraggio e impegno, sociale e umano. Questo libro ci mostra l'inferno, un inferno fatto di intimidazioni, pistole, vicoli bui, un quartiere composto da tante api operaie che sono costrette a dare il loro contributo a Cosa Nostra, senza possibilità di scegliere. Sottrarsi a questo “dovere” significa rischiare di perdere la vita propria e quella dei propri cari. Brancaccio sono i vicoli controllati da uomini come il Cacciatore, ’u Turco, Madre Natura, che rappresentano la legge di Cosa Nostra, ma Brancaccio sono anche Francesco, Maria, Dario, Serena, Totò che continuano a sperare in una vita diversa, è la giovane Lucia, la sua forza e la sua voglia di restare, di non accettare una fuga vigliacca ed egoista. Di questo inferno Alessandro D'avenia ci fa vedere anche l'altra faccia: la luce del paradiso portata da Don Pino Puglisi e dai suoi ragazzi, da Federico e dai suoi sogni, dal suo incontro con una realtà tanto distante da lui, dal suo amore per Lucia. Il coraggio di questo sacerdote, la gioia e i sogni di questi giovani uomini e donne che si affacciano alla vita cambieranno qualcosa nel desolato quartiere Palermitano. Porteranno all'inferno, ciò che inferno non è.