Intervista a Franco Maiolino, Assessore alla cultura e turismo del Comune di Diamante, medico, artista e scrittore.

Diamante (CS) - Bellissima cittadina di mare situata al centro della Riviera dei Cedri. Siamo ad agosto, l’aria è calda, la giornata volge al termine, volti accaldati lasciano le splendide spiagge e le bancarelle sul “lungo mare nuovo” iniziano ad assumere identità con l’esposizione di prodotti tipici, artigianato, libri, giochi per i piccoli, ceramiche e legno lavorato a mano. Un aperitivo tra amici, questa sera mi va di fermarmi alla “Drogheria” il locale nuovo del mio amico Francesco Presta.

Aperitivi e stuzzicheria di livello con prodotti tipici di grande gusto e qualità. Passeggio ancora nel pittoresco paese e mi fermo incantata davanti ai Murales. Poi incontro l’Assessore alla Cultura ed al Turismo del Comune di Diamante, Franco Maiolino, parla con alcune persone davanti ad un portone aperto e scorgo colori, luce e immagini sono quadri bellissimi. Maiolino mi saluta cordialmente e, non riesco a trattenermi “questi quadri sono pieni di luce e di colore, hanno catturato la mia attenzione da lontano …sono bellissimi, chi li ha realizzati?” gli domando, dopo tutto lui è l’Assessore alla Cultura “…sono miei, li ho realizzati io, da diversi anni ho questa passione”, mi risponde. Rimango sorpresa, non conoscevo il lato artistico dell’Assessore Maiolino, sapevo che è anche uno scrittore, ho letto il suo libro “Peperoncino rosso sangue”, oltre ad essere un bravo medico. A questo punto voglio sapere di più, è interessante conoscere una persona così ricca di interessi e di passioni, gli chiedo un po’ del suo tempo per una intervista, e con la cortesia e l’eleganza che lo caratterizza, si rende subito disponibile. Allora iniziamo: “Da quanto ti dedichi all’arte e come hai iniziato?”

Ho iniziato circa cinque anni fa, così per divertimento pittorico. La partenza è stata una “passione traslata della pop art di Rotella”. Lui usava i manifesti degli anni ‘60 con tutta l’iconografia che quel periodo ricorda. Quella è la partenza, che io definisco come la prima fase della mia arte. Poi c’è la seconda fase, caratterizzata dai “decollage tematici”: futurismo, campagna elettorale del ’48, ecco vedi questa è la riproposizione di un muro politico del 1948 con i manifesti politici dell’epoca con le riproposizioni anche delle scritte che venivano apposte sui muri, i graffiti sovrapposti sui manifesti proprio per dare l’dea di quello che era un muro usato per la campagna elettorale. Tutti i materiali sono originali o riproduzioni di originali, come questo manifesto “Difendetemi” che rappresenta lo scudo crociato che si difende dalla falce e martello è di quegli anni. La terza fase è invece caratterizzata dai “decollage con inserti pittorici di giochi di colori in libertà”.

L’esperienza più recente è completamente diversa dalle tre precedenti perché nasce dalla poesia, che cerco di illustrare attraverso la pittura. La base è sempre costituita da una tela che ho coperto con i giornali, con foto o anche con spartiti musicali, ma c’è anche la poesia e per ora la trovi in questi quadri e mi mostra il quadro con immagini e poesia che si rifà al futurismo, un altro quadro tematico riguarda il Tango, uno è dedicato a Marilyn Monroe.

Come fa un medico e politico ad essere anche un bravo artista?

Diciamo che la curiosità e la ricerca delle cose porta ad evoluzioni spontanee, io non vengo da scuole d’arte, ma la passione di sfogliare cataloghi d’arte, visitare musei e mostre, mi ha portato a sentire la necessità di volermi esprimere attraverso l’arte. Partire dai capolavori, magari metterli insieme, fare modifiche, personalizzazioni e creare quello che io definisco un nuovo capolavoro, il mio.

Quanto c’è di te nelle opere che realizzi?

C’è da dire che la partecipazione personale al collage è limitata al posizionamento dei pezzi di carta che vai ad apporre, quando lì fai un intervento di scrittura o di pittura porti qualcosa di diverso e nuovo, c’è una evoluzione della partecipazione emotiva alla cosa che si fa.

E’ per questo motivo che la tua recente fase artistica vede l’inserimento di testi poetici nei quadri?

Si, fare sintesi tra la pittura e la scrittura è una bella cosa, tradurre in immagini quello che la scrittura traduce dal pensiero di un’emozione è un arricchimento della capacità di proporsi….bisognerebbe, nella valutazione, vedere se la poesia interpreta le immagini o le immagini la poesia. Ad esempio guarda questo quadro dedicato a Marilyn Monroe, tradizionalmente icona della bellezza; per me diventa icona della semplicità e della sofferenza interiore e lo esprimo sia attraverso le immagini che ho scelto, che attraverso la poesia che ho creato da un assemblaggio di vari versi presi da numerosi autori: Pasolini, Marinetti, Aznavour, Borges, arrivando a creare una Mia poesia legata alle Mie emozioni sensoriali.

Sei geloso delle tue opere? Hai mai pensato di venderle?

No, non sono geloso. Alcune di queste sono già nelle case e negli studi dei miei familiari ed amici, per ora mi fa piacere che resti così, è una proiezione di cose molto intime. Non ho pensato di venderle proprio perché le sento come una proiezione di me. Ad esempio, in questo quadro ”musica mia” ho letto e rappresentato la musica, ma non quella intesa nel senso comune del termine, ma la musica della natura, della mia vita, del sorriso dei miei figli, di mia moglie mentre mi dorme accanto, sono dei quadri in cui leggo la mia musica.

Come, o da cosa parte la tua ispirazione?

Non c’è una cosa, un momento o un periodo definiti a cui posso riferire la mia ispirazione. Mi è capitato di avere ispirazioni temporanee, ci sono periodi in cui faccio più quadri, scrivo poesie, è una predisposizione stagionale, emotiva. Capita che parto con delle idee in un modo e invece arrivo in un altro; non ho un progetto delle cose che faccio, penso di voler incollare invece strappo, uso colori, oppure mi ritrovo a scrivere. Inoltre, questa tecnica consente un dinamismo continuo, posso incollare, strappare, usare il colore e poi incollare ancora e ricominciare, posso scrivere poesie. Capita anche per i quadri che ritengo siano finiti, dopo qualche mese o addirittura dopo anni mi ispirino nuovi ritocchi o nuovi collage.”

Qual’é il momento più bello di questa tua passione?

E’ il momento della ricerca. Con il tempo ho creato un archivio molto fornito di giornali d’epoca, immagini, testi. Quando ho realizzato le opere tematiche, tipo queste che si rifanno al dadaismo, al futurismo, al tango o altro, sono andato alla ricerca di iconografie, di materiale, di immagini e della loro collocazione storica, di quello che si può prestare all’idea che ho in testa. Trovo che questo sia un importante momento di scoperta, di crescita e di conoscenza.

La chiacchierata con l’Assessore/Artista si fa sempre più interessante è una occasione che non posso e non voglio lasciarmi sfuggire e così continuo e gli domando:

Una persona come te, con un lato artistico così sviluppato, proveniente dal mondo della professione medica, come ha deciso di impegnarsi in una carriera politica?

Sostanzialmente, mi è sempre appartenuto un forte senso civico. Vengo da una militanza politica attiva che ha attraversato 20 gli anni della mia storia che si sovrappone alla storia politica della mia generazione. Dal movimento studentesco, alla mia collocazione, da uomo libero, al di fuori delle tessere di partito nell’ambito della sinistra. E questo è stato per me un osservatorio dal quale ho seguito le vicende politiche del mio paese, Diamante, e così quando sono cresciuti i miei figli ho voluto mettere la mia esperienza il mio entusiasmo al servizio del mio paese. A 45 anni mi sono impegnato in politica per Diamante, con un senso di responsabilità che mi ha fatto vedere le cose in modo diverso.

Ti sei sempre occupato di cultura e turismo?

Quando ho deciso di occuparmi della vita amministrativa di Diamante, mi è stato concesso di dedicarmi agli aspetti legati alla cultura, al turismo, al sociale, erano più idonei alle mie passioni ed inclinazioni, più adatti alla mia persona…difficilmente potevo occuparmi di altro. Mi sono trovato subito a mio agio ad occuparmi di cultura a Diamante, perché mi consentiva di dare sfogo alle mie passioni e di soddisfare una esigenza di politica culturale per Diamante. Ad esempio, organizzare una mostra, un concerto, la presentazione di un libro significa fare qualcosa di buono e di importante per Diamante ed allo stesso tempo mi diverte. La dose di divertimento è il valore aggiunto per qualsiasi progetto e aiuta a superare eventuali momenti di sconforto della gestione politica di un ente locale.

Diamante è un gioiello, una perla. Si vede crescere il paese anno dopo anno. Il programma estivo è sempre ricco di ospiti di elevato livello culturale ed artistico, si respira cura per il paese ed attenzione per i turisti. Come si fa a dare tutto questo?

Sono un veterano della politica culturale di Diamante. Questo è il nono anno continuativo di gestione della politica turistica e culturale di Diamante, per le amministrazioni locali è un record. Lo standard di eccellenza turistica che ha raggiunto il mio paese non è solo merito mio, ma parte da lontano e dalle prerogative stesse della città. E’ facile fare turismo in una città che ha un bellissimo mare cristallino, 6 km di spiaggia, un entroterra interessante dal punto di vista storico, culturale e sociale, Abbiamo storia, archeologia, i Ruderi di Cirella, e una elevata vivacità commerciale. L’isola di Cirella e quella dei Dino, a Praia a Mare, sono le uniche due isole della Calabria. Inoltre, c’è il patrimonio artistico dei circa 200 murales che impreziosiscono il centro di Diamante, senza dimenticare la tradizione gastronomica di grande rilievo.

Devi inoltre sapere che Diamante era la capitale del cedro, la “Riviera dei Cedri” prende il nome dal cedro della variante di Diamante che nella nostra città veniva coltivato, trasformato e commercializzato. Ora l’espansione urbanistica di tipo turistico ha portato alla distruzione delle cedriere, dove oggi ci sono strutture ricettive, alberghi, c’erano le cedriere che fino agli anni ‘60 erano l’oro verde di Diamante.

Dici “erano” perché oggi l’oro verde ha ceduto il passo all’oro rosso…

Eh già, siamo stati bravi, anzi in realtà è stato bravo Enzo Monaco, il presidente dell’Accademia Nazionale del peperoncino che con una brillante intuizione, una ventina di anni fa, ha pensato che Diamante potesse diventare la capitale del peperoncino. Era facile fare di Diamante la capitale del cedro che c’era anche come tradizione culturale ed interculturale grazie ai rapporti commerciali con il modo ebraico. Ancora oggi i rabbini di tutto il mondo, ogni estate, tra luglio e agosto, si danno appuntamento proprio a Santa Maria del Cedro. E insieme ai contadini del posto selezionano ad uno a uno i cedri migliori per la festa delle Capanne (Sukkoth). Ma la bravura di Enzo Monaco è stata quella di inventare il peperoncino, è arrivato a dare un nome ad un prodotto che prima non c’era nella Riviera dei Cedri e che ora invece ne è divenuto il simbolo, l’elemento identificativo per eccellenza! Ha creato il “Diavolicchio Diamante”. E’ stata una di quelle genialità che ha lasciato il segno. Per il significato simbolico che il peperoncino ha assunto perché è diventato un contenitore di sapori, di saperi, di convegni, di letteratura, poesia, arte. Noi siamo conosciuti in Italia e nel mondo per essere “la Città del Peperoncino”oltre che “la Città dei Murales”

Cosa mi dici del Festival del Peperoncino?

Il Festival quest’anno compie 23 anni. Si svolgerà dal 9 al 15 settembre. Sempre di più è diventato un evento culturale molto atteso e di grandissimo rilievo, ha prodotto una miriade di manifestazioni parallele che portano in giro il nome e la fama di Diamante. Le cinque giornate piccanti si confermano ogni anno affollatissime di turisti provenienti da tutta Italia e anche dall’Europa. Una buona occasione per gli operatori del turismo di prolungare la stagione.

A proposito del Festival, gli hai dedicato un libro, un giallo ambientato nelle cinque giornate piccanti. Sei anche uno scrittore molto bravo…

Ho sempre avuto la passione di scrivere, passione che non può prescindere da quella di leggere, io sono un grande divoratore di libri. Il fatto di scrivere è strettamente connesso alla mia bulimia ed ingordigia di leggere. Sono un lettore di gialli e il Festival del peperoncino mi è sembrato uno scenario ideale per poter inscenare un intrigo. C’è la festa, la confusione, l’allegria, la gastronomia, ma anche la solitudine delle persone. Lo scenario del Festival era perfetto per la possibilità che un delitto passasse inosservato, questo è stato il punto di partenza del libro.

Nel corso della lettura ho trovato molti riferimenti che consentono al lettore di conoscere Diamante e la sua storia quasi a 360 gradi.

Questo, per me, rappresenta un difetto del libro e ti spiego perché: ho scritto avendo avuto una gestazione molto lunga e lenta. Ho già scritto poesie, le filastrocche, un’allegoria, dei falsi letterali, ma l’idea di scrivere un libro covava da molto, quindi quando l‘ho messa in pratica ci ho messo dentro l’idea di base e tanta roba. Ho volutamente calato il racconto in Diamante, i nomi, le vie, i personaggi storici, sono tutti veri o verosimili. Questo fa venire fuori un immagine concreta di Diamante nel corso di un secolo, il libro si snoda dalla fine dell’800 fino all’edizione 2012 del Festival. Ci sono 120 anni di storia e documenti storici. Sono appassionato della micro storia del mio paese e mi ha divertito molto questa ricostruzione che fa venire fuori quello che Diamante è stata. Ed ecco perché ti parlavo del difetto del libro… quando l’ho riletto mi sono accorto che avrei potuto scrivere tre libri, ho messo dentro tutto, tante cose, tante informazioni ed il lettore corre il rischio di perdersi.

Progetti futuri di altre pubblicazioni?

Scrivere “Peperoncino rosso sangue” mi ha divertito molto e non potevo fermarmi. Ci sarà un seguito, ti do questa anticipazione: sto per dare alla stampa una decina di racconti brevi, sempre gialli ambientati a Diamante in un arco temporale che va dagli anni ‘30 agli anni ‘60. Sarà ancora storia, cultura, gastronomia della mia bella Diamante, ma anche un giallo da risolvere!

Una ultima domanda voglio rivolgerla all’Assessore. Quale è il progetto che ti rende maggiormente fiero del ruolo che ricopri?

E’ il progetto che ho pensato, ma che sono riuscito a realizzare. Vado fiero nel senso che forse avrei osato molto, avrei voluto far diventare Diamante un cenacolo culturale di grande rilievo. Utilizzando tutte le risorse di intellettuali che con Diamante hanno un legame particolare e ce ne sono tanti, ci sono intellettuali, politici, giornalisti, artisti che con Diamante hanno un legame, avrei voluto fare un grande appuntamento dove queste risorse avrebbero potuto, nel loro insieme, rappresentare alla grande, Diamante! Era una operazione ambiziosa e vado fiero di averla pensata, non l’ho ancora realizzata, pero c’e tempo!

Allora, “in bocca al lupo” all’Assessore, spero che il suo progetto possa realizzarsi presto, sarebbe bellissimo. Un “in bocca al lupo” anche al Maiolino scrittore, aspettiamo con trepidazione l’imminente uscita sperando di poter presentare la pubblicazione nel corso della seconda edizione di “Strenne Piccanti”, la manifestazione che Ipse Dixit, la delegazione romana dell’Accademia del Peperoncino, sta già organizzando per il giorno 29 novembre a Roma.

Alla fine dell’intervista mi accorgo che è tardissimo, il tempo è piacevolmente volato, ringrazio Franco Maiolino e mi congratulo per la sua versatilità e per il suo entusiasmo nel trovare sempre strade nuove per esprimere le sue passioni e per essere al servizio del suo paese.

Ora devo andare a prepararmi per la sera e per la notte, perché a Diamante è così la giornata non finisce mai. Ci sono sempre tante cose belle ed interessanti da fare.

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