Antonio Canova: Naiade. Foto di Stefano Serafin, 1918

Ebbene sì, le vacanze sono passate, ma io subisco ancora il fascino della Grecia, di quella antica e dei suoi valori, che come una calamita mi riporta ai miei vecchi studi...

Così, come in un magico viaggio nel tempo, ci spostiamo dal Palazzo Reale di Milano, dove questa sorta di malia mi aveva portato la scorsa settimana (clicca qui), alla Gipsoteca di Possagno. Qui, ad un passo dal Piave, nacque nel 1757 un artista che della bellezza classica fece il comun denominatore di tutte le sue creazioni: Antonio Canova.

E proprio sul Canova verte la mostra ‘L’arte violata nella Grande Guerra’, aperta al pubblico fino al 28 febbraio 2016.

Si tratta tuttavia di un’esposizione che paradossalmente riapre, per così dire, l’eterno dilemma su ciò che possa o meno essere considerato ‘bello’. Il titolo d'altronde la dice lunga, perché è proprio di ‘arte violata’ che si tratta, arte sfregiata, violentata dalla cecità dell’uomo quando si fa portatore, nonché generatore, di guerra e che ci riporta inevitabilmente – come anche sottolineato nel comunicato stampa della mostra – ai moderni scempi: la distruzione dei Buddha della Valle di Bamiyan in Afghanistan nel 2001 o quelle più recenti degli antichi siti archeologici di Nimrud e Hatra, nell'Iraq settentrionale.

In questo caso specifico la Prima Guerra Mondiale e in particolare i bombardamenti del 1917 che distrussero, tra le altre cose ovvio, la Gipsoteca di Possagno e il Museo dei gessi e delle sculture del Canova, documentate, con inventiva e piglio straordinariamente contemporanei, dalle fotografie dei pittori Stefano e Siro Serafin, padre e figlio, chiamati in quell’occasione ad immortalare la strage iconoclasta con un servizio di guerra.

La mostra, promossa dalla Provincia di Treviso e dalla Fondazione Canova, con il contribuito dell’Assessorato alla Cultura della Regione del Veneto, si sviluppa lungo un interessante percorso su tre livelli.

Accanto alle foto dei Serafin verranno infatti mostrate al pubblico alcune opere del Canova mai restaurate, vittime appunto delle bombe, decapitate, senza braccia, e accanto ad esse, per un potente e fecondo confronto tra passato e presente, ulteriori fotografie, per una nuova lettura delle stesse, realizzate da Guido Guidi e Gian Luca Eulisse.

Tra le opere esposte una delle più famose: Ebe, la coppiera degli dei, della quale sono conservati a Possagno, entrambi danneggiati dai cannoneggiamenti del ‘17, sia il modello originale che la copia in gesso della prima scultura, voluta direttamente dall’artista.

Sono statue ferite quelle che compaiono nelle foto e in mostra, sculture neoclassiche sulla cui superficie scorrono fiotti di sangue invisibile, che si fanno nolenti portatrici dell’orrore di cui l’uomo è capace, lo stesso uomo che è stato in grado di creare tanta bellezza.

Eppure, e di questo ci si rende subito conto, continuano a mantenere la loro nobiltà nonostante lo sfregio. Sono, nel loro apparente silenzio, ancora fiere, dignitose. Forse più di prima (come faccio a non pensare a Lucia Annibali o a Fakhra Younas?). Sembrano anzi voler dire che il male non ha vinto, che l’ignoranza, la guerra le hanno sì ferite - ci hanno ferito e continuano a farlo - ma che non sono riuscite e mai riusciranno a cancellare la Vera Bellezza.

Antonio Canova - L’arte violata nella Grande Guerra - Dal 25 luglio 2015 al 28 febbraio 2016 Possagno (TV), Museo Gipsoteca Canova www.museocanova.it Orario: dal martedì alla domenica - dalle 9.30 alle 18.00.

  1. Antonio Canova: La Musa Polimnia. Foto di Stefano Serafin, 1918
  2. Antonio Canova: Napoleone Bonaparte. Foto di Stefano Serafin, 1918
  3. Antonio Canova: Le Grazie. Foto di Stefano Serafin, 1918
  4. Antonio Canova: Naiade. Foto di Stefano Serafin, 1918
  5. Antonio Canova: Maddalena Penitente. Foto di Stefano Serafin, 1918
  6. Antonio Canova: Venere e Marte. Foto di Stefano Serafin, 1918