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Partiamo facendo un salto indietro ricordando un esperimento condotto da Facebook tempo fa riguardo al condizionamento degli umori dei propri utenti, basta un like ad un "mood" positivo per rendere la propria navigazione sulla home di Facebook sempre più positiva, stessa cosa per un "mood" negativo, depresso, aggressivo e via dicendo. Sostanzialmente non si tratta di niente di nuovo per gli studenti di Psicologia, ma la variabile "Social Network" è riuscita a fornire risultati concreti sul comportamento degli utenti. Si basti pensare a una situazione analoga nella vita off-line, una determinata emozione espressa da un nostro amico può influire su di noi e farci generare un'emozione analoga. Quale è dunque la conclusione finale? Non c'è più necessità ne senso distinguere tra la vita off-line e quella on-line.

 

Facebook, grazie ai suoi molteplici meccanismi che non stiamo a elencare per quanto numerosi, è sempre più pervasivo all'interno delle nostre vite, rendendo la vita virtuale speculare a quella reale: check in geolocalizzanti, "mood" negli status, Advertising legati all'algoritmo dell'EdgeRank e molto altro. Tutto questo avviene per caso? Assolutamente no. Facebook è ben studiato per subordinare a ogni nostri azione un motivo economico di base. L'economia che gira intorno ai Social Network Sites, in particolare intorno a Facebook, è strabiliante. Si basti pensare a un amministratore di una pagina fan intento in una campagna di Advertising: facilità di targettizzazione sempre più accurate e approfondite, e quindi una profilazione degli utenti sempre più azzeccata per l'esigenza dell'advertiser. Sembrerà assurdo, ma in questo momento stiamo già parlando di "passato". C'è da chiedersi quale sarà la nuova frontiera del futuro, e la risposta sta in un esperimento sociale del Data Science Team di Facebook, dove la variabile passiva dell'emotional advertising (pubblicità che suscita emozioni per coinvolgere e ottenere audience ed engagement) è sempre più subliminale. Si può parlare quindi di emotional marketing, atto a creare un vero e proprio legame puramente inconscio e impercettibile tra l'utente e l'oggetto in advertising che diventa magicamente "oggetto del desiderio".