Scritto da Simona Giglio

Utilizzo del peperoncino in campo dietetico alimentare Il peperoncino è approdato sulle coste della nostra penisola nel 1500 grazie a Cristoforo Colombo. Il componente che conferisce al peperoncino il caratteristico gusto piccante è la capsacina, che si trova nella polpa bianca del peperoncino, e ad essa principalmente si devono gli effetti benefici sulla nostra salute. In campo dietetico alimentare vari sono gli effetti che questo principe della nostra tradizione culinaria calabra possiede: effetto lipolitico, effetto positivo sulla disregolazione metabolica e l’obesità, proprietà antinfiammatorie, antiossidanti ed antitumorali, determina miglioramento della funzione vascolare e riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare, esercita un’azione sul controllo dell’appetito e sulla spesa energetica.

Vari sono gli studi che hanno indagato l’effetto sul dispendio energetico dei capsaicinoidi e che ne hanno descritto i potenziali meccanismi d’azione. In primo luogo, sembra che i capsaicinoidi possano influenzare gli ormoni gastrici ed intestinali che influenzano il senso di sazietà e di fame, aumentando il flusso ematico a livello gastrointestinale e di conseguenza modulando i neuroni che influenzano la motilità intestinale ed il rilascio dei suddetti ormoni. Uno studio recente ha trovato un aumento dei livelli di GLP-1 (ormone della sazietà) e diminuzione dei livelli di grelina (ormone dell’appetito) dopo un pasto contenente capsaicinoidi, rispetto a un pasto placebo (Smeets & Westerterp-Plantenga, 2009). La grelina è l’ormone che stimola il senso di fame, l’aumento di peso e la produzione di ormone della crescita (Castañeda, Tong, Datta, Culler, e Tschöp, 2010). GLP-1 è invece un regolatore dell’ appetito e dell'assunzione di cibo, stimola la secrezione di insulina (Holst, 2007) e rallenta lo svuotamento gastrico (Horner, Byrne, Cleghorn, Naslund, & King, 2011). I

n secondo luogo, i capsaicinoidi possono influenzare l'appetito attraverso la stimolazione del sistema nervoso simpatico (SNS). I capsaicinoidi stimolano il SNS, provocando il rilascio di catecolamine (Hursel & Westerterp-Plantenga, 2010). Questo effetto è causato dall’ attivazione del canale del calcio TRPV1, di cui la capsaicina è un potente agonista (Tominaga & Tominaga, 2005). Infatti il rilascio di catecolamine, è il meccanismo d'azione di alcuni farmaci che sopprimono l'appetito, come la Sibutramina (Adan, Vanderschuren, & E la ​​Fleur, 2008). Il rilascio di questi ormoni catecolaminergici di 'lotta o fuga' provoca una riduzione dell'appetito e quindi dell'assunzione di cibo (Clapham, Arch, e Tadayyon, 2001). In terzo luogo, i capsaicinoidi sembrano influenzare la scelta degli alimenti. È stato osservato che i partecipanti alla sperimentazione che avevano assunto per via orale i capsaicinoidi (Westerterp-Plantenga et al., 2005) avevano una preferenza per gli alimenti ricchi di carboidrati oltre che per i cibi ricchi di grassi (Westerterp-Plantenga et al., 2005, Yoshioka et al., 1999 e Yoshioka et al., 2004). I Capsaicinoidi stimolano i recettori TRPV1 in bocca, che generano una sensazione di calore o di dolore; è probabile che ciò avvenga attraverso l'attivazione dei neuroni nella corteccia orbito frontale (Kadohisa, Rolls, e Verhagen, 2004 e Rolls, 2004b), regione cerebrale importante perla convergenza delle rappresentazioni del gusto, olfatto, vista, tatto (Rolls, 2004a) e fornisce anche rappresentazioni del grado di gratificazione del gusto, dell'olfatto (Kadohisa et al ., 2004).

Pertanto, i capsaicinoidi forse hanno un'influenza sulle proprietà sensoriali e di gratificazione degli alimenti ed influenzano in tal modo l'assunzione di energia. Va notato che la ricerca e la comprensione dei meccanismi di questa regione cerebrale è ancora in via di sviluppo e gran parte delle ricerche è stata effettuata sulla corteccia di animali. Altri studi hanno mostrato come la capsaicina assunta insieme ad altre sostanze bioattive (quali epigallocatechin gallato, piperina ed L-carnitina) possa ridurre maggiormente l’assunzione di calorie e prevenire l’incremento ponderale, e nel caso di una dieta ipocalorica possano aiutare a mantenere più a lungo il senso di sazietà e a placare il senso di fame. Quindi la combinazione di queste sostanze bioattive potrebbe rivestire un importante ruolo nel trattamento del sovrappeso attraverso l’incremento del senso di sazietà e la stimolazione della termogenesi (Rondanelli M e collaboratori 2013).

L’effetto lipolitico, invece, è stato dimostrato in uno studio di Bloomer del 2010 attraverso l’assunzione di un preparato commerciale di 100 mg di peperoncino rosso in una singola dose (contenente 2 mg di capsaicinoidi) che determinava un aumento degli acidi grassi e del glicerolo in circolo. Nello studio di Kang del 2011, è stato posto l’accento sugli effetti positivi sulla disregolazione metabolica e l’obesità. La dieta arricchita di capsaicina di topi obesi con sindrome metabolica (aumento della circonferenza vita, iperglicemia, dislipidemia, ipertensione arteriosa) determinava una marcata riduzione dei livelli ematici circolanti di insulina, glicemia, trigliceridi e dell’espressione di geni delle adipochine infiammatorie (IL-6 e proteina chemoattraente dei monociti) e dell’infiltrazione macrofagica. Quindi la capsaicina si rivela un agente dietetico utile nella riduzione dell’obesità legata alla disregolazione metabolica. Lo studio di Ahuja e collaboratori ha mostrato il miglioramento della funzione vascolare in soggetti che assumevano regolarmente il peperoncino nella loro dieta rispetto a quelli che non lo assumevano. La dieta con peperoncino determinava una riduzione della frequenza cardiaca a riposo e portare ad un aumento del tempo di pressione di perfusione del miocardio negli uomini. Altri studi hanno evidenziato una riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare. Nelle diete ad alto contenuto lipidico in cui si assumeva capsaicina si riduceva il tessuto adiposo il colesterolo LDL ed aumentano il colesterolo HDL. Mentre basse concentrazioni di capsaicina usate localmente per uso topico inducono vasodilatazione ma ad alte concentrazioni determinano vasocostrizione.

Il peperoncino si è visto che aumenta il dispendio energetico post-prandiale, l’ossidazione di grassi nelle donne e l’ossidazione dei carboidrati negli uomini. Uno studio sull’uomo riporta la tendenza ad un aumento del dispendio energetico dopo l’assunzione regolare per una settimana di capsaicina (0,6 mg/die), un altro invece riporta gli effetti benefici della capsaicina (135 mg/die) nell’ossidazione degli acidi grassi. Un altro studio mette invece in evidenza gli effetti che derivano dal regolare consumo di peperoncino sull’ossidazione delle lipoproteine sieriche e sullo stato totale antiossidante in uomini e donne sane.

Concludendo il peperoncino può essere un valido alleato nella prevenzione e nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità quando presente all’interno di una dieta mediterranea personalizzata associata all’attività fisica.

dott.ssa Simona Giglio Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Presso Studio Dentistico dott. Antonio Ferro - Via Ludovico di Breme, 11 - Tel. 06.82001770

 

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