Scritto da Vincenzo Maio
Foto: Vincenzo Maio

Luca Pugliese (Avellino, 1973 – nella foto) è pittore, musicista, cantautore e architetto.

Con una personale che ha il sapore di una grande antologica, dopo diciassette anni ha esposto i suoi lavori in uno dei complessi architettonici più importanti e suggestivi del capoluogo sannita. Lo scorso 25 agosto è stata aperta al pubblico, presso il Chiostro di Santa Sofia a Benevento, la mostra “Un mare di pittura”, personale dell’ artista irpino sul tema del mare, che è durata fino al 27 agosto nell’ambito della rassegna “Benevento Città Spettacolo” (25-30 agosto 2018), organizzata dal Direttore Artistico Renato Giordano.

Dalla “Zattera di Ulisse” ( 2005 ) all’ attuale ciclo “Pesci di montagna”, passando per gli eccentrici e psichedelici paesaggi marini, nell’ interpretazione figurativa di Luca Pugliese il tema del mare si dispiega attraverso un immaginario esuberante, forte e vigoroso, che rivela una profondità simbolica e allegorica anche quando la visione si fa fiabesca o giocosa. Il tutto improntato a una versatilità tecnica e stilistica che è la cifra di una pittura polimorfa e iperattiva, capace di evolversi e rigenerarsi mantenendo ben riconoscibile la mano dell’ artista.

In questo excursus pittorico il mare è il sogno, il rifugio, il paesaggio romantico per eccellenza. Ma il mare è anche vita. E’ il paradigma della nostra vita, cioè del nostro ulissiaco errare verso l’ agognata sponda, ed è il locus vitae per eccellenza, perché è nel mare che Luca Pugliese, dopo aver esplorato per anni le infinite vie del micro e del macro cosmo, incontra i nostri più antichi antenati, i pesci.

Ironici, delicati, fiabeschi, evocativi, surreali, i “Pesci di montagna” di Luca Pugliese, fuggenti sagome dall’ effetto tridimensionale che sbrillucciano tra le venature di vecchie e pregiate tavole lignee, si pongono nel solco della più autentica tradizione favolistica, con scene che rimandano alla società umana trasfigurata in chiave animale. Ma a un livello di lettura più profondo, grazie alla malleabilità che solo le favole posseggono, i “Pesci di montagna” – ossia pesci che nascono nell’ entroterra campano d’Irpinia e che hanno per mare il legno – ci portano ancora più lontano, ossia al perpetuarsi della vita attraverso l’incessante metamorfosi della materia. "Ai miei occhi" dice Pugliese a proposito del legno "un albero non è altro che una proboscide che sugge acqua per crescere e nutrirsi. E’ quindi acqua, che da fluida diventa materica e, almeno al nostro tatto, impenetrabile".

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