Scritto da Manuela D'Aguanno
Siviglia, Spagna, 1933. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

Roma - Più di cinquecento le opere esposte nella capitale in occasione dei dieci anni dalla morte dell’artista: fotografie ovviamente, ma anche disegni, dipinti, film, ritagli di giornale, riviste e libri. Un’importante retrospettiva che mira a restituire un’ immagine il più possibile completa di Bresson, a partire dagli anni giovanili, in cui muove i primi passi nell’ambito della pittura prima e della fotografia poi, fino agli ultimi anni in cui si dedicherà principalmente al disegno, passando attraverso i numerosissimi viaggi, l’esperienza bellica, la Magnum e l’America, l’Unione Sovietica.

Occhio del secolo’ così viene spesso definito il photographer, dove il secolo è appunto il travagliato Novecento che Bresson ha saputo raccontare senza l’ausilio della parola, sfruttando solamente la potenza dell’immagine. Nove sono le sezioni, in ordine cronologico, in cui l’esposizione è suddivisa: ‘Introduzione’ (I) e ‘Prime fotografie’ (II); ‘Viaggi fotografici’ (III), in cui si assiste all’incontro col Surrealismo e ai primi viaggi che lo porteranno in questi anni anche in Italia; ‘L’impegno politico’ (IV) e quindi il Nykino group e l’AEAR (Associazione degli artisti e scrittori rivoluzionari).

Ancora ‘Le guerre’ (V), ‘Il reporter’ (VI) e ‘Il reporter professionista’ (VII), che segnano, queste ultime due, la nascita dell’Agenzia Magnum Photos (fondata nel 1947 insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert) e dei sopraluoghi nell’URSS (primo fotogiornalista sul suolo sovietico dopo la morte di Stalin).

Infine gli ultimi anni, ‘La fotografia dopo la fotografia’ (VIII) e ‘Ricognizione’ (IX), in cui l’artista si dedica prevalentemente ad una fotografia più contemplativa e alla risistemazione degli archivi e del ‘già fatto’. Un’arte particolare e d’avanguardia quella di Bresson che se fosse letteratura, invece che arte visiva, sarebbe fatta di incisi, frasi brevi, periodi corti e pieni di punti. Un linguaggio contemporaneo. Tanto che lo resta pure a distanza di tempo. Perché le sue fotografie colgono l’attimo. Fermano il tempo. Anzi, meglio ancora: trasformano gli attimi fuggenti in poesia. Una poesia che si gusta con gli occhi anche quando a guidare l’obiettivo è il reporter, e non l’artista. Per quanto una vera distinzione in Bresson è impossibile da fare. Fotografo, reporter, regista, pittore: nessuna di queste etichette basta, da sola, ad identificarlo. Perché Henri Cartier-Bresson è tutte queste cose insieme. La mostra, proveniente dal Centre Pompidou di Parigi, a cura di Clément Chéroux (storico della fotografia) è promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura.

Museo dell'Ara Pacis, Nuovo spazio espositivo Ara Pacis, Roma. Dal 26 settembre 2014 al 25 gennaio 2015 martedì - domenica ore 9.00-19.00. Il venerdì e il sabato fino alle 22.00 (per il solo spazio espositivo). Ultimo ingresso un´ora prima

 

1. Parigi, 1932 Dietro la stazione Saint-Lazare. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB - 2. Roma, 1959. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

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