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Partire dalla periferia per una lettura non comune della storia.

Roma - E’ questa la grande sfida intellettuale che l’ex Ministro Andrea Riccardi ha cercato di affrontare nel suo ultimo libro intitolato: “Periferie: crisi e novità per la Chiesa” e presentato a Fondi, in provincia di Latina, davanti alle massime autorità civili e militari del territorio.

Il libro in oggetto approfondisce, sotto una diversa angolatura, il tema della periferia emerso l’anno scorso durante la presentazione del libro del Sottosegretario per gli Affari Esteri On. Le Mario Giro (presente in platea) intitolato: “Noi terroristi. Storie vere dal Nord Africa a Chalie Hebdo”.

L’evento, come nelle precedenti edizioni estive, ha offerto l’occasione per un’analisi di ampio respiro su temi di grande interesse ed attualità. Su di essi hanno discusso, con l’autore del libro, Mons. Luigi Vari, Arcivescovo di Gaeta e Cappellano di Sua Santità; l’On Antonio Tajani, Primo Vice presidente del Parlamento Europeo con delega al dialogo interreligioso. Dalle loro esposizioni è emerso che, già ad iniziare dal titolo, il libro non si riferisce alle sole periferie geografiche, ma soprattutto a quelle umane, esistenziali. In particolare nelle grandi città è ormai superato il modello sociale in base a cui il loro centro era vissuto come il motore propulsivo economico e sociale di una data comunità, il luogo dell’incontro e della mediazione collettiva.

Oggi, invece, soprattutto nei grandi agglomerati urbani come Parigi, Bruxelles, vi sono grandi periferie in cui le popolazioni devono affrontare le sfide poste dalla globalizzazione, dal dover vivere in prossimità di persone che vengono da culture, tradizioni, religioni diverse. Ne deriva come conseguenza la necessità di riscrivere su altre basi il rapporto centro – periferia, l’incontro con l’altro, la costruzione di una casa comune. Inoltre, nel 2007 si è stato registrato un dato importante: per la prima volta nella storia la popolazione delle città ha superato quella delle campagne.

Anteriormente la città è stata l’eccezione, adesso sta progressivamente avvenendo il contrario rispetto ai piccoli paesi. Questo crescente processo di urbanizzazione sta generando megalopoli con milioni di abitanti in cui, come nel caso di S. Paolo del Brasile, ci si sposta in elicottero anche per evitare ogni contatto con persone indesiderate. E’ il segnale di un’incomunicabilità profonda, il ricco non avrà possibilità di incontrare il povero per strada o nella piazza come sarebbe potuto accadere in precedenza. E’ per questo che la comprensione della periferia, l’inserimento dei “periferici” nel tessuto connettivo delle città è la sfida che il libro presentato cerca di affrontare attraverso la visione della Chiesa, l’interpretazione che Papa Francesco sta dando con il suo pontificato di uno stare insieme teso alla costruzione comune della società.

Detto diversamente, Papa Francesco ha avuto un’intuizione con cui ha anticipato i tempi: sostenere la centralità della periferia per la Chiesa e per la storia umana. Questo progetto del Santo Padre deriva da una sua esperienza personale, ovvero l’aver vissuto per molti anni a Buenos Aires, una città con circa 18 milioni di abitanti che ha vissuto fino in fondo, camminando ed incontrando evangelicamente gente di tutti i tipi. Per questo ha intuito quanto il mondo contemporaneo stia diventando periferia ed il centro, in tutti i sensi, si stia smarrendo. La missione della Chiesa è quindi quella di stabilire il centro in periferia per fare della seconda il luogo di molteplici esperienze umane e spirituali.

Si tratta di una sfida grande per la Chiesa perché significa che dovrebbe recuperare un aspetto del Vangelo che è di periferia. Il fatto che Papa Francesco abbia posto questi temi può sembrare pastorale, ma è in realtà un umanesimo evangelico. Non si tratta di un’intuizione ecclesiale, ma sociale ed umana.